Page 1368 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI MICHELAGNOLO BUONARRUOTI FIORENTINO PITTORE,
SCULTORE ET ARCHITETTO
Mentre gl'industriosi et egregii spiriti col lume del famosissimo Giotto e de'
seguaci suoi si sforzavano dar saggio al mondo del valore che la benignità
delle stelle e la proporzionata mistione degli umori aveva dato agli ingegni
loro, e desiderosi di imitare con la eccellenza dell'arte la grandezza della
natura, per venire il più che potevano a quella somma cognizione che molti
chiamano intelligenza, universalmente, ancora che indarno, si affaticavano,
il benignissimo Rettore del cielo volse clemente gli occhi alla terra, e
veduta la vana infinità di tante fatiche, gli ardentissimi studii senza alcun
frutto e la opinione prosuntuosa degli uomini, assai più lontana dal vero
che le tenebre dalla luce, per cavarci di tanti errori si dispose mandare in
terra uno spirito, che universalmente in ciascheduna arte et in ogni
professione fusse abile, operando per sé solo a mostrare che cosa sia la
perfezzione dell'arte del disegno nel lineare, dintornare, ombrare e
lumeggiare, per dare rilievo alle cose della pittura, e con retto giudizio
operare nella scultura, e rendere le abitazioni commode e sicure, sane,
allegre, proporzionate e ricche di varii ornamenti nell'architettura. Volle
oltra ciò accompagnarlo della vera filosofia morale, con l'ornamento della
dolce poesia, acciò che il mondo lo eleggesse et ammirasse per suo
singularissimo specchio nella vita, nell'opere, nella santità dei costumi et in
tutte l'azzioni umane, e perché da noi più tosto celeste che terrena cosa si
nominasse. E perché vide che nelle azzioni di tali esercizii et in queste arti
singularissime, cioè nella pittura, nella scultura e nell'architettura, gli
ingegni toscani sempre sono stati fra gli altri sommamente elevati e
grandi, per essere eglino molto osservanti alle fatiche et agli studii di tutte
le facultà, sopra qualsivoglia gente di Italia, volse dargli Fiorenza,
dignissima fra l'altre città, per patria, per colmare al fine la perfezzione in
lei meritamente di tutte le virtù per mezzo d'un suo cittadino.
Nacque dunque un figliuolo sotto fatale e felice stella nel Casentino, di
onesta e nobile donna, l'anno 1474 a Lodovico di Lionardo Buonarruoti
Simoni, disceso, secondo che si dice, della nobilissima et antichissima
famiglia de' conti di Canossa. Al quale Lodovico, essendo podestà
quell'anno del castello di Chiusi e Caprese, vicino al Sasso della Vernia,
dove San Francesco ricevé le stimate, diocesi aretina, nacque dico un
figliuolo il sesto dì di marzo, la domenica, intorno all'otto ore di notte, al
quale pose nome Michelagnolo, perché non pensando più oltre, spirato da
un che di sopra volse inferire costui essere cosa celeste e divina, oltre
all'uso mortale, come si vidde poi nelle figure della natività sua, avendo