Page 1370 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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mio figliuolo con Domenico e Davit di Tommaso di Currado per anni tre
prossimi a venire con questi patti e modi: che 'l detto Michelagnolo debba
stare con i sopra detti detto tempo a imparare a dipignere et a fare detto
essercizio, e ciò i sopra detti gli comanderanno, e detti Domenico e Davit

gli debbon dare in questi tre anni fiorini ventiquattro di sugello, el primo
anno fiorini sei, el secondo anno fiorini otto, il terzo fiorini dieci; in tutta la
somma di lire novantasei". Et appresso vi è sotto questo ricordo o questa
partita, scritta pur di mano di Lodovico: "Hanne avuto il sopra detto

Michelagnolo questo dì 16 d'aprile fiorini dua d'oro in oro. Ebbi io Lodovico
di Lionardo, suo padre lui, contanti lire 12,12". Queste partite ho copiate io
dal proprio libro per mostrare che tutto quel che si scrisse allora e che si
scriverrà al presente è la verità, né so che nessuno l'abbi più praticato di

me e che gli sia stato più amico e servitore fedele, come n'è testimonio
fino chi nol sa; né credo che ci sia nessuno che possa mostrare maggior
numero di lettere scritte da lui proprio, né con più affetto che egli ha fatto
a me. Ho fatto questa disgressione per fede della verità, e questo basti per

tutto il resto della sua vita. Ora torniamo alla storia.
Cresceva la virtù e la persona di Michelagnolo di maniera che Domenico

stupiva vedendolo fare alcune cose fuor d'ordine di giovane, perché gli
pareva che non solo vincesse gli altri discepoli, dei quali aveva egli numero
grande, ma che paragonasse molte volte le cose fatte da lui come
maestro. Avvenga che uno de' giovani che imparava con Domenico, avendo

ritratto alcune femine di penna, vestite, dalle cose del Grillandaio,
Michelagnolo prese quella carta e con penna più grossa ridintornò una di
quelle femmine di nuovi lineamenti nella maniera che arebbe avuto a
stare, perché istessi perfettamente, che è cosa mirabile a vedere la

diferenza delle due maniere e la bontà e giudizio d'un giovanetto così
animoso e fiero che gli bastasse l'animo correggere le cose del suo
maestro. Questa carta è oggi appresso di me tenuta per reliquia, che l'ebbi
dal Granaccio per porla nel libro de' disegni con altri di suo avuti da

Michelagnolo; e l'anno 1550, che era a Roma, Giorgio la mostrò a
Michelagnolo che la riconobbe et ebbe caro rivederla, dicendo per modestia
che sapeva di questa arte più quando egl'era fanciullo, che allora che era
vecchio. Ora avvenne che lavorando Domenico la cappella grande di Santa

Maria Novella, un giorno che egli era fuori si misse Michelagnolo a ritrarre
di naturale il ponte con alcuni deschi, con tutte le masserizie dell'arte, et
alcuni di que' giovani che lavoravano. Per il che tornato Domenico e visto il
disegno di Michelagnolo disse: "Costui ne sa più di me"; e rimase sbigottito

della nuova maniera e della nuova imitazione, che dal giudizio datogli dal
cielo aveva un simil giovane in età così tenera, che invero era tanto quanto
più desiderar si potesse nella pratica d'uno artefice che avesse operato
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