Page 1375 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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amico Michelagnolo gli fece un cartone d'un San Francesco che riceve le
stimate, che fu condotto con i colori dal barbieri in una tavoletta molto
diligentemente: la qual pittura è oggi locata in una prima cappella
entrando in chiesa a man manca di San Piero a Montorio. Conobbe bene
poi la virtù di Michelagnolo Messer Iacopo Galli, gentiluomo romano,
persona ingegnosa, che gli fece fare un Cupido di marmo, quanto il vivo, et
appresso una figura di un Bacco di palmi dieci che ha una tazza nella man
destra e nella sinistra una pelle d'un tigre et un grappolo d'uve, che un
satirino cerca di mangiargliene, nella qual figura si conosce che egli ha
voluto tenere una certa mistione di membra maravigliose, e
particolarmente avergli dato la sveltezza della gioventù del maschio e la
carnosità e tondezza della femina: cosa tanto mirabile, che nelle statue
mostrò essere eccellente più d'ogni altro moderno, il quale fino allora
avesse lavorato. Per il che nel suo stare a Roma acquistò tanto nello studio
dell'arte, ch'era cosa incredibile vedere i pensieri alti e la maniera difficile,
con facilissima facilità da lui esercitata, tanto con ispavento di quegli che
non erano usi a vedere cose tali, quanto degli usi alle buone, perché le
cose che si vedevano fatte, parevano nulla al paragone delle sue. Le quali
cose destarono al cardinale di San Dionigi, chiamato il cardinale Rovano
franzese, disiderio di lasciar per mezzo di sì raro artefice qualche degna
memoria di sé in così famosa città, e gli fé fare una Pietà di marmo tutta
tonda, la quale finita fu messa in San Pietro nella cappella della Vergine
Maria della Febbre nel tempio di Marte. Alla quale opera non pensi mai
scultore, né artefice raro potere aggiugnere di disegno, né di grazia, né con
fatica poter mai di finezza, pulitezza e di straforare il marmo tanto con
arte, quanto Michelagnolo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore
et il potere dell'arte. Fra le cose belle vi sono, oltra i panni divini suoi si
scorge il morto Cristo, e non si pensi alcuno di bellezza di membra e
d'artificio di corpo vedere uno ignudo tanto ben ricerco di muscoli, vene,
nerbi, sopra l'ossatura di quel corpo, né ancora un morto più simile al
morto di quello. Quivi è dolcissima aria di testa, et una concordanza nelle
appiccature e congiunture delle braccia et in quelle del corpo e delle
gambe, i polsi e le vene lavorate, che invero si maraviglia lo stupore che
mano d'artefice abbia potuto sì divinamente e propriamente fare in
pochissimo tempo cosa sì mirabile; che certo è un miracolo che un sasso
da principio senza forma nessuna, si sia mai ridotto a quella perfezzione
che la natura a fatica suol formar nella carne. Poté l'amor di Michelagnolo e
la fatica insieme in questa opera tanto, che quivi (quello che in altra opera
più non fece) lasciò il suo nome scritto attraverso in una cintola che il petto
della Nostra Donna soccigne: nascendo che un giorno Michelagnolo
entrando drento dove l'è posta vi trovò gran numero di forestieri lombardi