Page 1378 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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signore che se ne rise da sé Michelagnolo avendo compassione a coloro
che per parere d'intendersi non sanno quel che si dicano; et egli, quando
ella fu murata e finita la discoperse, e veramente che questa opera ha
tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche, o latine che
elle si fussero, e si può dire che né 'l Marforio di Roma né il Tevere o il Nilo
di Belvedere o i giganti di Monte Cavallo le sian simili in conto alcuno, con
tanta misura e bellezza e con tanta bontà la finì Michelagnolo. Perché in
essa sono contorni di gambe bellissime et appiccature e sveltezza di fianchi
divine; né ma' più s'è veduto un posamento sì dolce né grazia che tal cosa
pareggi, né piedi, né mani, né testa che a ogni suo membro di bontà
d'artificio e di parità, né di disegno s'accordi tanto. E certo chi vede questa
non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o
negli altri da qual si voglia artefice. N'ebbe Michelagnolo da Pier Soderini
per sua mercede scudi quattrocento, e fu rizzata l'anno 1504, e per la fama
che per questo acquistò nella scultura fece al sopra detto gonfalonieri un
Davit di bronzo bellissimo, il quale egli mandò in Francia; et ancora in
questo tempo abbozzò e non finì due tondi di marmo, uno a Taddeo
Taddei, oggi in casa sua, et a Bartolomeo Pitti ne cominciò un altro, il
quale da fra' Miniato Pitti di Monte Oliveto, intendente e raro nella
cosmografia et in molte scienzie e particolarmente nella pittura, fu donata
a Luigi Guicciardini che gl'era grande amico; le quali opere furono tenute
egregie e mirabili. Et in questo tempo ancora abbozzò una statua di marmo
di San Matteo nell'Opera di Santa Maria del Fiore, la quale statua così
abbozzata mostra la sua perfezzione et insegna agli scultori in che maniera
si cavano le figure de' marmi senza che venghino storpiate, per potere
sempre guadagnare col giudizio levando del marmo et avervi da potersi
ritrarre e mutare qualcosa, come accade se bisognassi. Fece ancora di
bronzo una Nostra Donna in un tondo che lo gettò di bronzo a requisizione
di certi mercatanti fiandresi de' Moscheroni, persone nobilissime ne' paesi
loro, che pagatogli scudi cento la mandassero in Fiandra.
Venne volontà ad Agnolo Doni, cittadino fiorentino amico suo, sì come
quello che molto si dilettava aver cose belle così d'antichi come di moderni
artefici, d'avere alcuna cosa di Michelagnolo; per che gli cominciò un tondo
di pittura, dentrovi una Nostra Donna, la quale inginochiata con amendua
le gambe, ha in sulle braccia un putto e porgelo a Giuseppo che lo riceve;
dove Michelagnolo fa conoscere nello svoltare della testa della madre di
Cristo e nel tenere gli occhi fissi nella somma bellezza del figliuolo, la
maravigliosa sua contentezza e lo affetto del farne parte a quel santissimo
vecchio, il quale con pari amore, tenerezza e reverenza lo piglia, come
benissimo si scorge nel volto suo senza molto considerarlo. Né bastando
questo a Michelagnolo, per mostrare maggiormente l'arte sua essere