Page 1377 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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senza curar di finirlo, l'avevano posto in abandono e già molti anni era così
stato et era tuttavia per istare. Squadrollo Michelagnolo di nuovo, et
esaminando potersi una ragionevole figura di quel sasso cavare et
accomodandosi con l'attitudine al sasso ch'era rimasto storpiato da
maestro Simone, si risolse di chiederlo agli Operai et al Soderini, dai quali
per cosa inutile gli fu conceduto, pensando che ogni cosa che se ne
facesse, fusse migliore che lo essere nel quale allora si ritrovava, perché né
spezzato, né in quel modo concio, utile alcuno alla Fabrica non faceva.
Laonde Michelagnolo fatto un modello di cera finse in quello per la insegna
del palazzo un Davit giovane, con una frombola in mano, acciò che, sì
come egli aveva difeso il suo popolo e governatolo con giustizia, così chi
governava quella città dovesse animosamente difenderla e giustamente
governarla: e lo cominciò nell'Opera di Santa Maria del Fiore, nella quale
fece una turata fra muro e tavole et il marmo circondato, e quello di
continuo lavorando senza che nessuno il vedesse, a ultima perfezzione lo
condusse. Era il marmo già da maestro Simone storpiato e guasto, e non
era in alcuni luoghi tanto che alla volontà di Michelagnolo bastasse per
quel che averebbe voluto fare: egli fece che rimasero in esso delle prime
scarpellate di maestro Simone, nella estremità del marmo, delle quali
ancora se ne vede alcuna. E certo fu miracolo quello di Michelagnolo far
risuscitare uno che era morto.
Era questa statua quando finita fu, ridotta in tal termine che varie furono le
dispute che si fecero per condurla in piazza de' Signori. Per che Giuliano da
S. Gallo et Antonio suo fratello fecero un castello di legname fortissimo e
quella figura con i canapi sospesero a quello, acciò che scotendosi non si
troncasse, anzi venisse crollandosi sempre, e con le travi per terra piane
con argani la tirorono e la missero in opera. Fece un cappio al canapo che
teneva sospesa la figura facilissimo a scorrere, e stringeva quanto il peso
l'agravava, che è cosa bellissima et ingegnosa che l'ho nel nostro libro
disegnato di man sua, che è mirabile, sicuro e forte per legar pesi. Nacque
in questo mentre, che vistolo su Pier Soderini, il quale piaciutogli assai, et
in quel mentre che lo ritoccava in certi luoghi, disse a Michelagnolo che gli
pareva che il naso di quella figura fussi grosso. Michelagnolo accortosi che
era sotto al gigante il gonfalonieri e che la vista non lo lasciava scorgere il
vero, per satisfarlo salì in sul ponte, che era accanto alle spalle, e preso
Michelagnolo con prestezza uno scarpello nella man manca con un poco di
polvere di marmo che era sopra le tavole del ponte, e cominciato a gettare
leggieri con li scarpegli, lasciava cadere a poco a poco la polvere, né toccò
il naso da quel che era. Poi guardato a basso al gonfalonieri, che stava a
vedere, disse: "Guardatelo ora". "A me mi piace più", disse il gonfalonieri,
"gli avete dato la vita." Così scese Michelagnolo, e lo avere contento quel