Page 1380 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'estremità dell'arte in tal carta per Michelagnolo mostrata loro. Onde,
veduto sì divine figure, dicono, alcuni che le viddero, di man sua e d'altri
ancora non essere mai più veduto cosa che della divinità dell'arte nessuno
altro ingegno possa arrivarla mai. E certamente è da credere, perciò che da
poi che fu finito e portato alla sala del papa con gran romore dell'arte e
grandissima gloria di Michelagnolo, tutti coloro che su quel cartone
studiarono e tal cosa disegnarono, come poi si seguitò molti anni in
Fiorenza per forestieri e per terrazzani, diventarono persone in tale arte
eccellenti, come vedemo: poiché in tale cartone studiò Aristotile da S. Gallo
amico suo, Ridolfo Ghirlandaio, Raffael Sanzio da Urbino, Francesco
Granaccio, Baccio Bandinelli et Alonso Berugetta spagnuolo; seguitò
Andrea del Sarto, il Francia Bigio, Iacopo Sansovino, il Rosso, Maturino,
Lorenzetto, el Tribolo allora fanciullo, Iacopo da Puntormo e Pierin del
Vaga, i quali tutti ottimi maestri fiorentini furono; per il che essendo questo
cartone diventato uno studio d'artefici, fu condotto in casa Medici nella sala
grande di sopra, e tal cosa fu cagione che egli troppo a securtà nelle mani
degli artefici fu messo: per che nella infermità del duca Giuliano, mentre
nessuno badava a tal cosa, fu come s'è detto altrove stracciato, et in molti
pezzi diviso, tal che in molti luoghi se n'è sparto, come ne fanno fede alcuni
pezzi che si veggono ancora in Mantova in casa di Messer Uberto Strozzi
gentiluomo mantovano, i quali con riverenza grande son tenuti. E certo che
a vedere e' son più tosto cosa divina che umana.
Era talmente la fama di Michelagnolo per la Pietà fatta, per il gigante di
Fiorenza e per il cartone nota, che essendo venuto l'anno 1503 la morte di
papa Alessandro VI e creato Giulio Secondo, che allora Michelagnolo era di
anni ventinove incirca, fu chiamato con gran suo favore da Giulio II per
fargli fare la sepoltura sua, e per suo viatico gli fu pagato scudi cento da'
suoi oratori. Dove condottosi a Roma, passò molti mesi innanzi che gli
facessi mettere mano a cosa alcuna. Finalmente si risolvette a un disegno
che aveva fatto per tal sepoltura, ottimo testimonio della virtù di
Michelagnolo, che di bellezza e di superbia e di grande ornamento e
ricchezza di statue passava ogni antica et imperiale sepoltura. Onde
cresciuto lo animo a papa Giulio, fu cagione che si risolvé a mettere mano
a rifare di nuovo la chiesa di S. Piero di Roma per mettercela drento, come
s'è detto altrove. Così Michelagnolo si misse al lavoro con grande animo: e
per dargli principio, andò a Carrara a cavare tutti i marmi con dua suoi
garzoni, et in Fiorenza da Alamanno Salviati ebbe a quel conto scudi mille,
dove consumò in que' monti otto mesi senza altri danari o provisioni, dove
ebbe molti capricci di fare in quelle cave, per lasciar memoria di sé, come
già avevano fatto gli antichi, statue grandi, invitato da que' massi. Scelto
poi la quantità de' marmi et fattoli caricare alla marina e di poi condotti a