Page 1379 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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grandissima, fece nel campo di questa opera molti ignudi appoggiati, ritti
et a sedere, e con tanta diligenza e pulitezza lavorò questa opera che
certamente delle sue pitture in tavola, ancora che poche sieno, è tenuta la
più finita e la più bella opera che si truovi. Finita che ella fu, la mandò a
casa Agnolo, coperta, per un mandato insieme con una polizza, e chiedeva
settanta ducati per suo pagamento. Parve strano ad Agnolo, che era
assegnata persona, spendere tanto in una pittura, se bene e' conoscesse
che più valesse, e disse al mandato che bastavano quaranta, e gliene
diede; onde Michelagnolo gli rimandò indietro, mandandogli a dire che
cento ducati o la pittura gli rimandasse indietro. Per il che Agnolo, a cui
l'opera piaceva, disse: "Io gli darò quei settanta". Et egli non fu contento,
anzi per la poca fede d'Agnolo ne volle il doppio di quel che la prima volta
ne aveva chiesto; per che se Agnolo volse la pittura, fu forzato mandargli
centoquaranta.
Avvenne che dipignendo Lionardo da Vinci pittore rarissimo nella sala
grande del Consiglio, come nella vita sua è narrato, Piero Soderini, allora
gonfaloniere, per la gran virtù che egli vidde in Michelagnolo, gli fece
allogagione d'una parte di quella sala: onde fu cagione che egli facesse a
concorrenza di Lionardo l'altra facciata, nella quale egli prese per subietto
la guerra di Pisa. Per il che Michelagnolo ebbe una stanza nello spedale de'
Tintori a Santo Onofrio, e quivi cominciò un grandissimo cartone, né però
volse mai che altri lo vedesse. E lo empié di ignudi che bagnandosi per lo
caldo nel fiume d'Arno, in quello stante si dava a l'arme nel campo
fingendo che gli inimici li assalissero, e mentre che fuor delle acque
uscivano per vestirsi i soldati, si vedeva dalle divine mani di Michelagnolo
chi affrettare lo armarsi per dare aiuto a' compagni, altri affibbiarsi la
corazza, e molti mettersi altre armi in dosso, et infiniti combattendo a
cavallo cominciare la zuffa. Eravi fra l'altre figure un vecchio che aveva in
testa per farsi ombra una grillanda di ellera, il quale postosi a sedere per
mettersi le calze e non potevano entrargli per aver le gambe umide
dell'acqua, e sentendo il tumulto de' soldati e le grida et i romori de'
tamburini affrettando tirava per forza una calza; et oltra che tutti i muscoli
e' nervi della figura si vedevano, faceva uno storcimento di bocca per il
quale dimostrava assai quanto e' pativa e che egli si adoperava fin alle
punte de' piedi. Eranvi tamburini ancora e figure che coi panni avvolti
ignudi correvano verso la baruffa; e di stravaganti attitudini si scorgeva chi
ritto, chi ginocchioni o piegato o sospeso a giacere, et in aria attaccati con
iscorti difficili. V'erano ancora molte figure aggruppate et in varie maniere
abbozzate, chi contornato di carbone, chi disegnato di tratti e chi sfumato e
con biacca lumeggiati, volendo egli mostrare quanto sapesse in tale
professione. Per il che gli artefici stupiti et ammirati restorono, vedendo