Page 1417 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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volsevi mandare uno a suo modo; io per non combattere con chi dà le
mosse a' venti, mi son tirato adreto, perché essendo uomo leggeri, non
vorrei essere trasportato in qualche macchia. Basta che nella chiesa de'
fiorentini non mi pare s'abbia più a pensare. Tornate presto e state sano.
Altro non mi accade. Addì 13 di ottobre 1550.
Chiamava Michelagnolo il Tantecose monsignor di Furlì, perché voleva fare
ogni cosa. Essendo maestro di camera del Papa, provedeva per le
medaglie, gioie, camei e figurine di bronzo, pitture, disegni, e voleva che
ogni cosa dipendessi da lui. Volentieri fuggiva Michelagnolo questo uomo
perché aveva fatto sempre ufizii contrarii al bisogno di Michelagnolo, e
perciò dubitava non essere da l'ambizione di questo uomo trasportato in
qualche macchia. Basta che la nazione fiorentina perse per quella chiesa
una bellissima occasione, che Dio sa quando la racquisterà già mai, et a
me ne dolse infinitamente. Non ho voluto mancare di fare questa breve
memoria perché si vegga che questo uomo cercò di giovare sempre alla
nazione sua et agli amici suoi et all'arte.
Né fu tornato a pena il Vasari a Roma, che innanzi che fussi il principio
dell'anno 1551, la setta sangallesca aveva ordinato contro Michelagnolo un
trattato, che il Papa dovessi fare congregazione in San Pietro, e ragunare i
fabriceri e tutti quegli che avevono la cura per mostrare con false calumnie
a Sua Santità che Michelagnolo aveva guasto quella fabrica: perché avendo
egli già murato la nicchia del re, dove sono le tre cappelle, e condottole
con le tre finestre sopra, né sapendo quel che si voleva fare nella volta,
con giudizio debole avevano dato ad intendere al cardinale Salviati vecchio
et a Marcello Cervino, che fu poi papa, che San Piero rimaneva con poco
lume. Là dove ragunati tutti, il Papa disse a Michelagnolo che i deputati
dicevano che quella nicchia arebbe reso poco lume. Gli rispose: "Io vorrei
sentire parlare questi deputati". Il cardinale Marcello rispose: "Siàn noi".
Michelagnolo gli disse: "Monsignore, sopra queste finestre, nella volta che
s'ha a fare di trevertini ne va tre altre". "Voi non ce l'avete mai detto" disse
il cardinale, e Michelagnolo soggiunse: "Io non sono, né manco voglio
essere obligato a dirlo, né alla signoria vostra né a nessuno, quel che io
debbo o voglio fare; l'ufizio vostro è di far venire danari et avere loro cura
dai ladri, et a' disegni della fabbrica ne avete a lasciare il carico a me". E
voltossi al Papa e disse: "Padre Santo, vedete quel che io guadagno, che
se queste fatiche che io duro non mi giovano all'anima, io perdo tempo e
l'opera". Il Papa, che lo amava, gli messe le mani in sulle spalle e disse:
"Voi guadagnate per l'anima e per il corpo, non dubitate", e per aversegli
saputo levare dinanzi, gli crebbe il Papa amore infinitamente e comandò a