Page 1421 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1421
quel Pontefice cominciò di nuovo a travagliarlo; per il che sentendo ciò il
Duca, e dispiacendogli questi modi, fece scrivere a Giorgio e dirli che
doveva partirsi di Roma e venirsene a stare in Fiorenza, dove quel Duca
non desiderava altro, se non talvolta consigliarsi per le sue fabriche
secondo i suoi disegni e che arebbe da quel signore tutto quello che e'
desiderava, senza far niente di sua mano. E di nuovo gli fu per Messer
Lionardo Marinozzi cameriere segreto del duca Cosimo portate lettere
scritte da sua eccellenza e così dal Vasari. Dove essendo morto Marcello e
creato Paulo Quarto, dal quale di nuovo gli era stato, in quel principio che
egli andò a baciare il piede, fatte offerte assai, in desiderio della fine della
fabbrica di San Pietro, e l'obligo, che gli pareva avervi, lo tenne fermo, e
pigliando certe scuse scrisse al Duca che non poteva per allora servirlo, et
una lettera al Vasari con queste parole proprie:
Messer Giorgio amico caro. Io chiamo Iddio in testimonio, come io fu'
contra mia voglia con grandissima forza messo da papa Paulo Terzo nella
fabbrica di San Pietro di Roma dieci anni sono; e se si fussi seguitato fino a
oggi di lavorare in detta fabbrica come si faceva allora, io sarei ora a quello
di detta fabbrica, ch'io desidererei tornarmi costà; ma per mancamento di
danari la s'è molto allentata, et allentasi quando l'è giunta in più faticose e
dificil parti, in modo che abandonandola ora non sarebbe altro che con
grandissima vergogna e peccato perdere il premio delle fatiche che io ho
durate in detti dieci anni per l'amor de Dio. Io vi ho fatto questo discorso
per risposta della vostra, e perché ho una lettera del Duca, m'ha fatto
molto maravigliare che sua signoria si sia degnata a scrivere con tanta
dolcezza. Ne ringrazio Iddio e sua eccellenza quanto so e posso. Io esco di
proposito, perché ho perduto la memoria e 'l cervello, e lo scrivere m'è di
grande affanno, perché non è mia arte. La conclusione è questa: di farvi
intendere quel che segue dello abandonare la sopra detta fabbrica, e
partirsi di qua: la prima cosa contenterei parecchi ladri, e sarei cagione
della sua rovina, e forse ancora del serrarsi per sempre.
Seguitando di scrivere Michelagnolo a Giorgio, gli disse per escusazione sua
col Duca, che avendo casa e molte cose a comodo suo in Roma, che
valevano migliaia di scudi, oltra a l'esser indisposto della vita per renella,
fianco e pietra, come hanno tutti e' vecchi e come ne poteva far fede
maestro Eraldo suo medico, del quale si lodava dopo Dio avere la vita da
lui, per che per queste cagioni non poteva partirsi, e che finalmente non gli
bastava l'animo se non di morire. Raccomandavasi al Vasari come per più
altre lettere, che ha di suo, che lo raccomandassi al Duca che gli