Page 1435 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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oggi quasi a perfezzione, che fé stupire Sua Santità e tutti i prelati e'
signori di corte delle bellissime considerazioni che aveva fatte con giudizio,
servendosi di tutte l'ossature di quelle terme, e se ne vedde cavato un
tempio bellissimo et una entrata fuor della openione di tutti gli architetti,
dove ne riportò lode et onore infinito. Come anche per questo luogo e'
disegnò per Sua Santità di fare un ciborio del Sagramento di bronzo stato
gettato gran parte da maestro Iacopo Ciciliano eccellente gettatore di
bronzi, che fa che vengono le cose sottilissimamente senza bave, che con
poca fatica si rinettano; che in questo genere è raro maestro e molto
piaceva a Michelagnolo.
Aveva discorso insieme la nazione fiorentina più volte di dar qualche buon
principio alla chiesa di San Giovanni di strada Giulia; dove ragunatosi tutti i
capi delle case più ricche promettendo, ciascuna per rata secondo le
facultà, sovvenire detta fabbrica, tanto che feciono da riscuotere buona
somma di danari, e disputossi fra loro se gli era bene seguitare l'ordine
vecchio o far qualche cosa di nuovo migliore, fu risoluto che si dessi ordine
sopra i fondamenti vecchi a qualche cosa di nuovo, e finalmente creorono
tre sopra questa cura di questa fabbrica che fu Francesco Bandini, Umberto
Ubaldini e Tommaso de' Bardi, e' quali richiesano Michelagnolo di disegno
raccomandandosegli, sì perché era vergogna della nazione avere gettato
via tanti danari, né aver mai profittato niente, che se la virtù sua non gli
giovava a finirla, non avevono ricorso alcuno. Promesse loro con tanta
amorevolezza di farlo, quanto cosa 'e facessi mai prima, perché volentieri
in questa sua vecchiezza si adoperava alle cose sacre che tornassino in
onore di Dio, poi per l'amor della sua nazione, qual sempre amò. Aveva
seco Michelagnolo a questo parlamento Tiberio Calcagni scultore
fiorentino, giovane molto volenteroso di imparare l'arte, il quale essendo
andato a Roma s'era volto alle cose d'architettura. Amandolo Michelagnolo,
gli aveva dato a finire, come s'è detto, la Pietà di marmo ch'e' roppe, et
inoltre una testa di Bruto di marmo col petto maggiore assai del naturale,
perché la finisse quale era condotta la testa sola con certe minutissime
gradine. Questa l'aveva cavata da un ritratto di esso Bruto intagliato in una
corgnola antica, che era apresso al signor Giuliano Ceserino, antichissima,
che a' preghi di Messer Donato Gianotti suo amicissimo la faceva
Michelagnolo per il cardinale Ridolfi, che è cosa rara.
Michelagnolo dunque, per le cose d'architettura, non possendo disegnare
più per la vecchiaia, né tirar linee nette, si andava servendo di Tiberio,
perché era molto gentile e discreto: perciò desiderando servirsi di quello in
tale impresa, gl'impose che e' levassi la pianta del sito della detta chiesa;
la quale levata e portata subito a Michelagnolo, in questo tempo che non si
pensava che facessi niente, fece intendere per Tiberio che gli aveva serviti,