Page 1443 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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braccia, né le vo' riportare a casa che dinanzi al vostro uscio ci è una
fanghiglia soda e starebbono ritte agevolmente; io le accenderò tutte".
Michelagnolo gli disse: "Posale costì, che io non voglio che tu mi faccia le
baie a l'uscio". Dissemi che molte volte nella sua gioventù dormiva vestito,
come quello che stracco dal lavoro non curava di spogliarsi per aver poi a
rivestirsi. Sono alcuni che l'hanno tassato essere avaro; questi s'ingannano,
perché sì delle cose dell'arte come delle facultà ha mostro il contrario;
delle cose dell'arte si vede aver donato, come s'è detto, et a Messer
Tommaso de' Cavalieri, a Messer Bindo et a fra' Bastiano disegni che
valevano assai; ma a Antonio Mini suo creato tutti i disegni, tutti i cartoni,
il quadro della Leda, tutti i suoi modegli e di cera e di terra che fece mai,
che come s'è detto, rimasono tutti in Francia a Gherardo Perini gentiluomo
fiorentino suo amicissimo; in tre carte alcune teste di matita nera divine, le
quali sono dopo la morte di lui venute in mano dello illustrissimo don
Francesco principe di Fiorenza, che le tiene per gioie, come le sono. A
Bartolommeo Bettini fece e donò un cartone d'una Venere con Cupido che
la bacia, che è cosa divina, oggi appresso agli eredi in Fiorenza; e per il
marchese del Vasto fece un cartone d'un Noli me tangere, cosa rara, che
l'uno e l'altro dipinse eccellentemente il Puntormo, come s'è detto. Donò i
duoi prigioni al signor Ruberto Strozzi, et a Antonio suo servitore, et a
Francesco Bandini la Pietà che roppe, di marmo. Né so quel che si possa
tassar d'avarizia questo uomo, avendo donato tante cose, che se ne
sarebbe cavato migliaia di scudi. Che si può egli dire, se non che io so, che
mi ci son trovato, che ha fatto più disegni et ito a vedere più pitture e più
muraglie, né mai ha voluto niente? Ma veniamo ai danari guadagnati col
suo sudore, non con entrate, non con cambi, ma con lo studio e fatica sua,
se si può chiamare avaro chi soveniva molti poveri, come faceva egli, e
maritava segretamente buon numero di fanciulle, et arricchiva chi lo
aiutava nell'opere, e chi lo servì come Urbino suo servidore che lo fece
ricchissimo et era suo creato che l'aveva servito molto tempo; e gli disse:
"Se io mi muoio, che farai tu?". Rispose: "Servirò un altro". "O povero a te",
gli disse Michelagnolo, "io vo' riparare alla tua miseria", e gli donò scudi
dumila in una volta, cosa che è solita da farsi per i Cesari e pontefici
grandi; senzaché al nipote ha dato per volta tre e quattro mila scudi, e nel
fine gli ha lassato scudi diecimila senza le cose di Roma.
È stato Michelagnolo di una tenace e profonda memoria, che nel vedere le
cose altrui una sol volta l'ha ritenute sì fattamente e servitosene in una
maniera, che nessuno se n'è mai quasi accorto, né ha mai fatto cosa
nessuna delle sue che riscontri l'una con l'altra, perché si ricordava di tutto
quello che aveva fatto. Nella sua gioventù sendo con gli amici sua pittori,
giucorno una cena a chi faceva una figura che non avessi niente di disegno,