Page 1447 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'openion sua. "Tu sei un pazzo, Topolino", gli disse Michelagnolo "a volere
far figure, non vedi che a questo Mercurio dalle ginocchia alli piedi ci
manca più di un terzo di braccio, che gli è nano, e che tu l'hai storpiato?".
"O questo non è niente, s'ella non ha altro io ci rimedierò, lassate fare a

me." Rise di nuovo della semplicità sua Michelagnolo, e partito, prese un
poco di marmo Topolino e tagliato il Mercurio sotto le ginocchia un quarto,
lo incassò nel marmo e lo comesse gentilmente, facendo un paio di
stivaletti a Mercurio, che il fine passava la commettitura e lo allungò il

bisogno: che fatto venire poi Michelagnolo e mostrogli l'opera sua di nuovo,
rise e si maravigliò che tali goffi stretti dalla necessità piglion di quelle
resoluzioni che non fanno i valenti uomini.

Mentre che egli faceva finire la sepoltura di Giulio Secondo, fece a uno
squadratore di marmi condurre un termine per porlo nella sepoltura di S.
Piero in Vincola, con dire: "Lieva oggi questo, e spiana qui, pulisci qua"; di

maniera che senza che colui se n'avedessi, gli fé fare una figura; perché
finita colui maravigliosamente la guardava, disse Michelagnolo: "Che te ne
pare?". "Parmi bene", rispose colui "e v'ho grande obligo". "Perché",
soggiunse Michelagnolo. "Perché io ho ritrovato per mezzo vostro una virtù

che io non sapeva d'averla."
Ma per abreviare dico che la complessione di questo uomo fu molto sana,

perché era asciutta e bene annodata di nerbi, e se bene fu da fanciullo
cagionevole e da uomo ebbe dua malattie d'importanza, soportò sempre
ogni fatica e non ebbe difetto, salvo nella sua vecchiezza patì dello orinare

e di renella, che s'era finalmente convertita in pietra, onde per le mani di
maestro Realdo Colombo suo amicissimo si siringò molti anni e lo curò
diligentemente. Fu di statura mediocre, nelle spalle largo, ma ben
proporzionato con tutto il resto del corpo. Alle gambe portò invecchiando di
continuovo stivali di pelle di cane sopra lo ignudo i mesi interi, che quando

gli voleva cavare poi nel tirargli ne veniva spesso la pelle. Usava sopra le
calze stivali di cordovano afibiati di drento per amore degli umori. La faccia
era ritonda, la fronte quadrata e spaziosa con sette linee diritte, e le

tempie sportavano in fuori più delle orecchie assai, le quali orecchie erano
più presto alquanto grandi e fuor delle guance; il corpo era a proporzione
della faccia e più tosto grande, il naso alquanto stiacciato, come si disse
nella vita del Torrigiano, che gliene ruppe con un pugno, gli occhi più tosto
piccoli che no, di color corneo machiati di scintille giallette azzurricine, le

ciglia con pochi peli, le labra sottili e quel di sotto più grossetto et alquanto
infuori; il mento ben composto alla proporzione del resto; la barba, e'
capegli neri, sparsa con molti peli canuti, lunga non molto e biforcata, e

non molto folta.
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