Page 1476 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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DESCRIZIONE DELL'OPERE DI TIZIANO DA CADOR PITTORE



Essendo nato Tiziano in Cador, piccol castello posto in sulla Piave e lontano
cinque miglia dalla chiusa dell'alpe, l'anno 1480, della famiglia de' Vecelli,
in quel luogo delle più nobili, pervenuto all'età di dieci anni con bello spirito

e prontezza d'ingegno, fu mandato a Vinezia in casa d'un suo zio cittadino
onorato, il quale veggendo il putto molto inclinato alla pittura, lo pose con
Gianbellino pittore, in quel tempo eccellente e molto famoso, come s'è

detto, sotto la cui disciplina attendendo al disegno, mostrò in brieve essere
dotato dalla natura di tutte quelle parti d'ingegno e giudizio che necessarie
sono all'arte della pittura. E perché in quel tempo Gianbellino e gli altri
pittori di quel paese, per non avere studio di cose antiche, usavano molto,
anzi non altro, che il ritrarre qualunche cosa facevano dal vivo, ma con

maniera secca, cruda e stentata, imparò anco Tiziano per allora quel
modo. Ma venuto poi l'anno circa 1507 Giorgione da Castel Franco, non gli
piacendo in tutto il detto modo di fare, cominciò a dare alle sue opere più

morbidezza e maggiore rilievo con bella maniera, usando nondimeno di
cacciar sì avanti le cose vive e naturali e di contrafarle quanto sapeva il
meglio con i colori, e macchiarle con le tinte crude e dolci, secondo che il
vivo mostrava, senza far disegno, tenendo per fermo che il dipignere solo
con i colori stessi, senz'altro studio di disegnare in carta, fusse il vero e

miglior modo di fare et il vero disegno. Ma non s'accorgeva che egli è
necessario a chi vuol bene disporre i componimenti et accomodare
l'invenzioni, ch'e' fa bisogno prima in più modi diferenti porle in carta, per

vedere come il tutto torna insieme. Conciò sia che l'idea non può vedere né
imaginare perfettamente in se stessa l'invenzioni, se non apre e non
mostra il suo concetto agl'occhi corporali, che l'aiutino a farne buon
giudizio; senzaché pur bisogna fare grande studio sopra gl'ignudi, a volergli
intendere bene, il che non vien fatto né si può senza mettere in carta; et il

tenere sempre, che altri colorisce, persone ignude innanzi, o vero vestite, è
non piccola servitù, là dove quando altri ha fatto la mano disegnando in
carta, si vien poi di mano in mano con più agevolezza a mettere in opera

disegnando e dipignendo. E così facendo pratica nell'arte, si fa la maniera
et il giudizio perfetto, levando via quella fatica e stento con che si
conducono le pitture, di cui si è ragionato di sopra, per non dir nulla, che
disegnando in carta si viene a empiere la mente di bei concetti e s'impara
a fare a mente tutte le cose della natura, senza avere a tenerle sempre

innanzi, o ad avere a nascere sotto la vaghezza de' colori lo stento del non
sapere disegnare, nella maniera che fecero molti anni i pittori viniziani,
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