Page 1501 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Sansovino che era capo di questa fabbrica, mentre che di mano in mano si
fondava, cascò, e fattosi male d'importanza, si fece dopo alcuni giorni
portare a Fiorenza per curarsi, lasciando a quella cura, come s'è detto, per
fondare il resto Antonio da San Gallo. Ma non andò molto, che avendo per
la morte di Leone perduto la nazione uno apoggio sì grande et un principe
tanto splendido, si abandonò la fabrica per quanto durò la vita di papa
Adriano VI; poi creato Clemente, per seguitare il medesimo ordine e
disegno fu ordinato che il Sansovino ritornasse e seguitasse quella fabrica
nel medesimo modo che l'aveva ordinata prima, e così fu rimesso mano a
lavorare. Et intanto egli prese a fare la sepoltura del cardinale d'Aragonia,
e quella del cardinale Aginense, e fatto già cominciare a lavorare i marmi
per gli ornamenti, e fatti molti modelli per le figure, aveva già Roma in
poter suo e faceva molte cose per tutti quei signori importantissime,
quando Dio per castigo di quella città e per abassare la superbia delli
abitatori di Roma permise che venisse Borbone con l'esercito, a' sei giorni
di maggio 1527, e che fusse messo a sacco e ferro e fuoco tutta quella
città; nella quale rovina, oltre a molti altri belli ingegni che capitarono
male, fu forzato il Sansovino a partirsi con suo gran danno di Roma et a
fuggirsi in Vinezia, per indi passare in Francia a' servigi del Re, dove era già
stato chiamato. Ma trattenendosi in quella città per provedersi molte cose,
che di tutte era spogliato, e mettersi a ordine, fu detto al principe Andrea
Griti, il quale era molto amico alle virtù, che quivi era Iacopo Sansovino;
onde venuto in desiderio di parlargli, perché a punto in que' giorni
Domenico cardinale Grimani gli aveva fatto intendere che 'l Sansovino
sarebbe stato a proposito per le cupole di San Marco, lor chiesa principale,
le quali, e dal fondamento debole, e dalla vecchiaia, e da essere male
incatenate, erano tutte aperte e minacciavano rovina, lo fece chiamare, e
dopo molte accoglienze e lunghi ragionamenti avuti, gli disse che voleva, e
ne lo pregava, che riparasse alla rovina di queste tribune, il che promise il
Sansovino di fare e rimediarvi; e così, preso a fare quest'opera, vi fece
mettere mano; et accomodato tutte l'armadure di drento e fatto travate a
guisa di stelle, puntellò nel cavo del legno di mezzo tutti i legni che
tenevano il cielo della tribuna, e con cortine di legnami le ricinse di drento
in guisa, che poi di fuora e con catene di ferro stringendole e rinfiancandole
con altri muri, e di sotto facendo nuovi fondamenti a' pilastri che le
reggevano, le fortificò et asicurò per sempre. Nel che fare fece stupire
Vinezia e restare sodisfatto non pure il Gritti, e, che fu più, a quello
serenissimo senato rendé tanta chiarezza della virtù sua, che essendo
(finita l'opera) morto il protomaestro de' signori procuratori di San Marco,
che è il primo luogo che danno quei signori agli ingegnieri et architetti loro,
lo diedero a lui con la casa solita e con provisione assai conveniente. Là