Page 1565 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1565







DESCRIZIONE DELL'OPERE DI GIORGIO VASARI PITTORE ET

ARCHITETTO ARETINO


Avendo io in fin qui ragionato dell'opere altrui, con quella maggior diligenza
e sincerità che ha saputo e potuto l'ingegno mio, voglio anco nel fine di

queste mie fatiche raccòrre insieme e far note al mondo l'opere che la
divina bontà mi ha fatto grazia di condurre; perciò che, se bene elle non
sono di quella perfezzione che io vorrei, si vedrà nondimeno da chi vorrà

con sano occhio riguardarle, che elle sono state da me con istudio,
diligenza et amorevole fatica lavorate, e perciò, se non degne di lode,
almeno di scusa; sanzaché, essendo pur fuori e veggendosi, non le posso
nascondere. E però che potrebbono, per aventura, essere scritte da
qualcun altro, è pur meglio che io confessi il vero, et accusi da me stesso la

mia imperfezzione, la quale conosco da vantaggio; sicuro di questo, che se,
come ho detto, in loro non si vedrà eccellenza e perfezzione, vi si scorgerà
per lo meno un ardente disiderio di bene operare, et una grande et

indefessa fatica, e l'amore grandissimo che io porto alle nostre arti. Onde
averrà secondo le leggi, confessando io apertamente il mio difetto, che me
ne sarà una gran parte perdonato.

Per cominciarmi dunque dai miei principii, dico che avendo a bastanza
favellato dell'origine della mia famiglia, della mia nascita e fanciullezza, e
quanto io fussi da Antonio mio padre con ogni sorte d'amorevolezza

incaminato nella via delle virtù, et in particolare del disegno, al quale mi
vedeva molto inclinato, nella vita di Luca Signorelli da Cortona, mio
parente, in quella di Francesco Salviati et in molti altri luoghi della
presente opera, con buone occasioni non starò a replicar le medesime
cose. Dirò bene, che dopo avere io ne' miei primi anni disegnato quante

buone pitture sono per le chiese d'Arezzo, mi furono insegnati i primi
principii, con qualche ordine, da Guglielmo da Marzilla franzese, di cui
avemo di sopra raccontato l'opere e la vita. Condotto poi l'anno 1524 a

Fiorenza da Silvio Passerini cardinale di Cortona, attesi qualche poco al
disegno sotto Michelagnolo, Andrea del Sarto et altri. Ma essendo l'anno
1527 stati cacciati i Medici di Firenze, et in particolare Alessandro et
Ippolito, coi quali aveva così fanciullo gran servitù per mezzo di detto
Cardinale, mi fece tornare in Arezzo don Antonio mio zio paterno, essendo

di poco avanti morto mio padre di peste; il quale don Antonio tenendomi
lontano dalla città, perché io non appestassi, fu cagione, che per fuggire
l'ozio, mi andai esercitando pel contado d'Arezzo, vicino ai nostri luoghi, in

dipignere alcune cose a fresco ai contadini del paese, ancor che io non
   1560   1561   1562   1563   1564   1565   1566   1567   1568   1569   1570