Page 205 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Sacchetti, che dipignesse in piazza S. Ercolano, vescovo e protettore di
quella città; onde convenuti del prezzo, fu fatto nel luogo dove si aveva a
dipignere una turata di tavole e di stuoie, perché non fusse il maestro
veduto dipignere; e ciò fatto, mise mano all'opera. Ma non passarono dieci
giorni, dimandando chiunche passava quando sarebbe cotale pittura finita,
pensando che sì fatte cose si gettassono in pretelle, che la cosa venne a
fastidio a Buonamico. Per che venuto alla fine del lavoro, stracco da tanta
importunità, deliberò seco medesimo vendicarsi dolcemente
dell'impacienza di que' popoli, e gli venne fatto; perché finita l'opera, inanzi
che la scoprisse, la fece veder loro e ne fu interamente sodisfatto. Ma
volendo i Perugini levare subito la turata, disse Buonamico che per due
giorni ancora la lasciassono stare, perciò che voleva ritoccare a secco
alcune cose, e così fu fatto. Buonamico, dunque, salito in sul ponte, dove
egli aveva fatto al Santo una gran diadema d'oro e, come in que' tempi si
costumava, di rilievo con la calcina, gli fece una corona o vero ghirlanda
intorno intorno al capo tutta di lasche. E ciò fatto, una mattina accordato
l'oste se ne venne a Firenze. Onde passati due giorni, non vedendo i
Perugini, sì come erano soliti, il dipintore andare attorno, domandarono
l'oste che fusse di lui stato, et inteso che egli se n'era a Firenze tornato,
andarono subito a scoprire il lavoro, e trovato il loro S. Ercolano coronato
solennemente di lasche, lo fecion intendere tostamente a coloro che
governavano; i quali sebbene mandarono cavallari in fretta a cercar di
Buonamico, tutto fu invano, essendosene egli con molta fretta a Firenze
ritornato. Preso dunque partito di fare levare a un loro dipintore la corona
di lasche e rifare la diadema al Santo, dissono di Buonamico e degl'altri
fiorentini tutti que' mali che si possono imaginare.
Ritornato Buonamico a Firenze e poco curandosi di cosa che dicessono i
Perugini, attese a lavorare e fare molte opere, delle quali per non esser più
lungo non accade far menzione. Dirò solo questo, che avendo dipinto a
Calcinaia una Nostra Donna a fresco col Figliuolo in collo, colui che
gliel'aveva fatta fare in cambio di pagarlo gli dava parole; onde,
Buonamico, che non era avvezzo a essere fatto fare né ad essere uccellato,
pensò di valersene ad ogni modo. E così andato una mattina a Calcinaia,
convertì il fanciullo che aveva dipinto in braccio alla Vergine, con tinte
senza colla o tempera, ma fatte con l'acqua sola, in uno orsacchino; la qual
cosa non dopo molto vedendo il contadino che l'aveva fatta fare, presso
che disperato andò a trovare Buonamico, pregandolo che di grazia levasse
l'orsacchino e rifacesse un fanciullo come prima, perché era presto a
sodisfarlo; il che avendo egli fatto amorevolmente, fu della prima e della
seconda fatica senza indugio pagato; e bastò a racconciare ogni cosa una
spugna bagnata.