Page 320 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI LORENZO GHIBERTI SCULTORE


Non è dubio, che in tutte le città, coloro che con qualche virtù vengon in
qualche fama fra li uomini, non siano il più delle volte un santissimo lume

d'esempio a molti che dopo lor nascono et in quella medesima età vivono,
oltra le lodi infinite e lo straordinario premio ch'essi vivendo ne riportano.
Né è cosa che più desti gli animi delle genti e faccia parere loro men

faticosa la disciplina degli studi, che l'onore e l'utilità che si cava poi dal
sudore delle virtù; perciò che elle rendono facile a ciascheduno ogni
impresa difficile, e con maggiore impeto fanno accrescere la virtù loro,
quando con le lode del mondo s'inalzano. Per che infiniti, che ciò sentono e
veggono, si mettono alle fatiche, per venire in grado di meritare quello che

veggono aver meritato un suo compatriota. E per questo anticamente o si
premiavano con richezze i virtuosi, o si onoravano con trionfi et imagini. Ma
perché rade volte è che la virtù non sia perseguitata dall'invidia, bisogna

ingegnarsi, quanto si può il più, ch'ella sia da una estrema eccellenza
superata, o almeno fatta gagliarda e forte a sostenere gl'impeti di quella
come ben seppe e per meriti e per sorte Lorenzo di Cione Ghiberti
altrimenti di Bartoluccio, il quale meritò da Donato scultore e Filippo
Bruneleschi architetto e scultore, eccellenti artefici, essere posto nel luogo

loro conoscendo essi in verità, ancora che il senso gli strignesse forse a
fare il contrario, che Lorenzo era migliore maestro di loro nel getto. Fu
veramente ciò gloria di quegli e confusione di molti, i quali, presumendo di

sé, si mettono in opera et occupano il luogo dell'altrui virtù, e non facendo
essi frutto alcuno, ma penando mille anni a fare una cosa, sturbano et
opprimono la scienzia degli altri con malignità e con invidia.

Fu dunque Lorenzo figliuolo di Bartoluccio Ghiberti, e dai suoi primi anni
imparò l'arte dell'orefice col padre, il quale era eccellente maestro e
gl'insegnò quel mestiero, il quale da Lorenzo fu preso talmente, ch'egli lo

faceva assai meglio che 'l padre. Ma dilettandosi molto più de l'arte della
scultura e del disegno, manegiava qualche volta i colori et alcun'altra
gettava figurette piccole di bronzo e le finiva con molta grazia. Dilettossi
anco di contraffare i conii delle medaglie antiche, e di naturale nel suo
tempo ritrasse molti suoi amici. E mentre egli con Bartoluccio lavorando

cercava acquistare in quella professione, venne in Fiorenza [la peste]
l'anno 1400, secondo che racconta egli medesimo in un libro di sua mano
dove ragiona delle cose dell'arte, il quale è appresso al reverendo Messer

Cosimo Bartoli gentiluomo fiorentino. Alla quale peste aggiuntesi alcune
discordie civili et altri travagli della città, gli fu forza partirsi et andarse in
compagnia d'un altro pittore in Romagna; dove, in Arimini, dipinsero al
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