Page 321 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 321
signor Pandolfo Malatesti una camera e molti altri lavori, che da lor furono
con diligenza finiti e con sodisfazione di quel signore, che ancora
giovanetto si dilettava assai delle cose del disegno. Non restando perciò in
quel mentre Lorenzo di studiare le cose del disegno, né di lavorare di
rilievo cera, stucchi et altre cose simili, conoscendo egli molto bene che sì
fatti rilievi piccoli sono il disegnare degli scultori e che senza cotale disegno
non si può da loro condurre alcuna cosa a perfezzione. Ora, non essendo
stato molto fuor della patria, cessò la pestilenza; onde la Signoria di
Fiorenza e l'Arte de' Mercatanti deliberarno (avendo in quel tempo la
scultura gli artefici suoi in eccellenza, così forestieri come Fiorentini) che si
dovesse, come si era già molte volte ragionato, [fare] l'altre due porte di S.
Giovanni, tempio antichissimo e principale di quella città. Et ordinato fra di
loro che si facesse intendere a tutti i maestri, che erano tenuti migliori in
Italia, che comparissino in Fiorenza per fare esperimento di loro in una
mostra d'una storia di bronzo, simile a una di quelle che già Andrea Pisano
aveva fatto nella prima porta, fu scritto questa deliberazione da Bartoluccio
a Lorenzo ch'in Pesero lavorava, confortandolo a tornare a Fiorenza a dar
saggio di sé; ché questa era una occasione da farsi conoscere e da
mostrare l'ingegno suo, oltra che e' ne trarrebbe sì fatto utile, che né l'uno
né l'altro arebbono mai più bisogno di lavorare pere. Mossero l'animo di
Lorenzo le parole di Bartoluccio di maniera che, quantunque il signor
Pandolfo et il pittore e tutta la sua corte gli facessino carezze grandissime,
prese Lorenzo da quel signore licenza e dal pittore, i quali pur con fatica e
dispiacere loro lo lascioron partire, non giovando né promesse né
accrescere provisione, parendo a Lorenzo ogn'ora mille anni di tornare a
Fiorenza. Partitosi dunque, felicemente a la sua patria si ridusse. Erano già
comparsi molti forestieri e fattesi conoscere a' Consoli dell'Arte, da' quali
furono eletti di tutto il numero sette maestri, tre Fiorentini e gli altri
Toscani, e fu ordinato loro una provisione di danari, e che fra un anno
ciascuno dovesse aver finito una storia di bronzo della medesima
grandezza ch'erano quelle della prima porta, per saggio. Et elessero che
dentro si facesse la storia quando Abraam sacrifica Isac suo figliuolo, nella
quale pensorono dovere avere i detti maestri che mostrare, quanto a le
difficultà dell'arte, per essere storia che ci va dentro paesi, ignudi, vestiti et
animali, e si potevono far le prime figure di rilievo e le seconde di mezzo e
le terze di basso. Furono i concorrenti di questa opera Filippo di ser
Brunelesco, Donato e Lorenzo di Bartoluccio fiorentini, et Iacopo della
Quercia sanese, e Niccolò d'Arezzo suo creato, Francesco di Vandabrina e
Simone da Colle detto de' bronzi; i quali tutti dinanzi a' consoli promessono
dare condotta la storia nel tempo detto e ciascuno alla sua dato principio,
con ogni studio e diligenza mettevano ogni lor forza e sapere per passare