Page 352 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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intese circa i siti e le misure, e spesso, nelle comparazioni allegandolo, se
ne serviva ne' suo' ragionamenti. Né mai col pensiero faceva altro che
machinare et immaginarsi cose ingegnose e difficili. Né poté trovar mai
ingegno che più lo satisfacesse, che Donato, con il quale domesticamente
confabulando, pigliavano piacere l'uno dell'altro, e le difficultà del mestiero
conferivano insieme. Ora, avendo Donato in que' giorni finito un Crucifisso
di legno, il quale fu posto in S. Croce di Fiorenza sotto la storia del fanciullo
che risuscitò S. Francesco dipinto da Taddeo Gaddi, volle Donato pigliarne
parere con Filippo; ma se ne pentì perché Filippo gli rispose ch'egli aveva
messo un contadino in croce, onde ne nacque il detto di: "Togli del legno, e
fanne uno tu" come largamente si ragiona nella vita di Donato. Per il che
Filippo, il quale, ancor che fusse provocato a ira, mai si adirava per cosa
che li fusse detta, stette cheto molti mesi, tanto che condusse di legno un
Crocifisso della medesima grandezza, di tal bontà e sì con arte, disegno e
diligenza lavorato, che nel mandar Donato a casa inanzi a lui, quasi ad
inganno (perché non sapeva che Filippo avesse fatto tale opera), un
grembiule che egli aveva pieno di uova e di cose per desinar insieme, gli
cascò mentre lo guardava uscito di sé per la maraviglia e per l'ingegnosa et
artifiziosa maniera che aveva usato Filippo nelle gambe, nel torso e nelle
braccia di detta figura, disposta et unita talmente insieme, che Donato,
oltra il chiamarsi vinto, lo predicava per miracolo. La qual opera è oggi
posta in Santa Maria Novella, fra la cappella degli Strozzi e de' Bardi da
Vernia, lodata ancora dai moderni infinitamente. Laonde, vistosi la virtù di
questi maestri veramente eccellenti, fu lor fatto allogazione dall'Arte de'
Beccai e dall'Arte de' Linaiuoli, di due figure di marmo, da farsi nelle loro
nicchie che sono intorno a Or San Michele, le quali Filippo lasciò fare a
Donato da solo, avendo preso altre cure, e Donato le condusse a
perfezzione. Dopo queste cose, l'anno 1401 fu deliberato, vedendo la
scultura essere salita in tanta altezza, di rifare le due porte di bronzo del
tempio e batistero di S. Giovanni: perché da la morte d'Andrea Pisano in
poi, non avevono avuti maestri che l'avessino sapute condurre. Onde fatto
intendere a quelli scultori che erano allora in Toscana l'animo loro, fu
mandato per essi e dato loro provisione et un anno di tempo a fare una
storia per ciascuno; fra i quali furono richiesti Filippo e Donato, di dovere
ciascuno di essi da per sé fare una storia, a concorrenza di Lorenzo
Ghiberti, Iacopo della Fonte, Simone da Colle, Francesco di Valdambrina e
Niccolò d'Arezzo. Le quali storie finite l'anno medesimo e venute a mostra
in paragone, furon tutte bellissime et intra sé differenti; chi era ben
disegnata e mal lavorata, come quella di Donato, e chi aveva bonissimo
disegno e lavorata diligentemente, ma non spartito bene la storia col
diminuire le figure, come aveva fatto Iacopo della Quercia; e chi fatto