Page 354 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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credendo egli ritrovandola, non lasciare manco memoria di sé, che fatto si
aveva Cimabue e Giotto; l'altro di trovar modo, se e' si potesse, a voltare
la cupola di Santa Maria del Fiore di Fiorenza: le difficoltà della quale
avevano fatto sì che, dopo la morte di Arnolfo Lapi, non ci era stato mai
nessuno a cui fusse bastato l'animo, senza grandissima spesa d'armadure
di legname, poterla volgere. Non conferì però mai questa sua invenzione a
Donato, né ad anima viva; né restò che in Roma tutte le difficultà che sono
nella Ritonda egli non considerasse, sì come si poteva voltare. Tutte le
volte nell'antico aveva notato e disegnato, e sopra ciò del continuo
studiava. E se per avventura eglino avessino trovato sotterrati pezzi di
capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizii, eglino mettevano opere e
gli facevano cavare, per toccare il fondo. Per il che si era sparsa una voce
per Roma, quando eglino passavano per le strade, che andavano vestiti a
caso, gli chiamavano quelli del tesoro, credendo i popoli ch'e' fussino
persone che attendessino alla geomanzia per ritrovare tesori; e di ciò fu
cagione l'avere eglino trovato un giorno una brocca antica di terra, piena di
medaglie. Vennero manco a Filippo i denari, e si andava riparando con il
legare gioie a orefici suoi amici che erano di prezzo; e così si rimase solo in
Roma, perché Donato a Fiorenza se ne tornò, et egli con maggiore studio e
fatica che prima, dietro alle rovine di quelle fabriche di continuo si
esercitava. Né restò che non fusse disegnata da lui ogni sorte di fabbrica,
tempii tondi e quadri, a otto facce, basiliche, aquidotti, bagni, archi, colisei,
anfiteatri et ogni tempio di mattoni, da' quali cavò le cignature et
incatenature, e così il girarli nelle volte; tolse tutte le collegazioni e di
pietre e di impernature e di morse; et investigando a tutte le pietre grosse
una buca nel mezzo per ciascuna in sotto squadra, trovò esser quel ferro,
che è da noi chiamato la ulivella, con che si tira su le pietre; et egli lo
rinovò e messelo in uso di poi. Fu adunque da lui messo da parte, ordine
per ordine, dorico, ionico e corinzio: e fu tale questo studio, che rimase il
suo ingegno capacissimo di potere veder nella immaginazione Roma come
ella stava quando non era rovinata. Fece l'aria di quella città un poco di
novità l'anno 1407 a Filippo; onde egli, consigliato da' suoi amici a mutar
aria, se ne tornò a Fiorenza. Nella quale, per l'assenza sua, si era patito in
molte muraglie, per le quali diede egli a la sua venuta molti disegni e molti
consigli. Fu fatto il medesimo anno una ragunata d'architettori e
d'ingegneri del paese, sopra il modo del voltar la cupola, dagli Operai di
Santa Maria del Fiore e da' Consoli dell'Arte della Lana, intra' quali
intervenne Filippo, e dette consiglio che era necessario cavare l'edifizio
fuori del tetto e non fare secondo il disegno d'Arnolfo, ma fare un fregio di
braccia XV d'altezza et in mezzo a ogni faccia fare un occhio grande,
perché oltra che leverebbe il peso fuor delle spalle delle tribune, verrebbe