Page 356 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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che le cose grandi hanno sempre nel condursi difficultà, e se niuna n'ebbe
mai, questa vostra l'ha maggiore che voi per avventura non avisate. Perciò
che io non so che neanco gl'antichi voltassero mai una volta sì terribile
come sarà questa, et io, che ho molte volte pensato all'armadure di dentro
e di fuori, e come si sia, per potervi lavorare sicuramente, non mi sono mai
saputo risolvere; mi sbigottisce non meno la larghezza, che l'altezza
dell'edifizio; perciò che se ella si potesse girar tonda, si potrebbe tenere il
modo che tennero i Romani nel voltare il Panteon di Roma, cioè la Ritonda,
ma qui bisogna seguitare l'otto facce et entrare in catene et in morse di
pietre, che sarà molto difficile. Ma ricordandomi che questo è tempio
sacrato a Dio et alla Vergine, mi confido che, faccendosi in memoria sua,
non mancherà di infondere il sapere dove non sia et agiugnere le forze e la
sapienza e l'ingegno, a chi sarà autore di tal cosa. Ma che posso io in
questo caso giovarvi, non essendo mia l'opera? Bene vi dico che se ella
toccasse a me, risolutissimamente mi basterebbe l'animo di trovare il
modo che ella si volterebbe, senza tante difficultà. Ma io non ci ho pensato
su ancor niente, e volte che io vi dica il modo? Ma quando pure le Signorie
Vostre delibereranno che ella si volti, sarete forzati non solo a fare
esperimento di me che non penso bastare a consigliare sì gran cosa, ma a
spendere et ordinare che fra uno anno di tempo, a un dì determinato,
venghino in Fiorenza architettori, non solo toscani et italiani, ma todeschi e
franzesi e d'ogni nazione, e proporre loro questo lavoro, acciò che
disputato e risoluto fra tanti maestri, si cominci e si dia a colui che più
dirittamente darà nel segno, o averà miglior modo e giudizio per fare tale
opera. Né vi saperei dare io altro consiglio, né migliore ordine di questo".
Piacque ai Consoli et agli Operai l'ordine et il consiglio di Filippo, ma
arebbono voluto che in questo mentre egli avesse fatto un modello, e che
ci avesse pensato su. Ma egli mostrava di non curarsene, anzi, preso
licenzia da loro, disse esser sollecitato con lettere a tornare a Roma.
Avvedutosi dunque i Consoli che i prieghi loro e degli Operai non erano
bastanti a fermarlo, lo feciono pregare da molti amici suoi, e non si
piegando, una mattina che fu a dì 26 di maggio 1417, gli fecero gli Operai
uno stanziamento di una mancia di danari, i quali si truovano a uscita a
Filippo ne' libri dell'Opera, e tutto era per agevolarlo. Ma egli, saldo nel suo
proposito, partitosi pure di Fiorenza, se ne tornò a Roma, dove sopra tal
lavoro di continuo studiò, ordinando e preparandosi per il fine di tale opera,
pensando, come era certamente, che altro che egli non potesse condurre
tale opera. Et il consiglio dato, del condurre nuovi architettori, non l'aveva
Filippo messo inanzi per altro, se non perché eglino fussino testimoni del
grandissimo ingegno suo; più che perché e' pensasse che eglino avessino
ad aver ordine di voltar quella tribuna e di pigliare tal carico che era troppo