Page 353 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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invenzione povera e figure, nel modo che aveva la sua condotto Francesco
di Valdambrina; e le peggio di tutte erano quelle di Niccolò d'Arezzo e di
Simone da Colle, e la migliore quella di Lorenzo di Cione Ghiberti. La quale
aveva in sé disegno, diligenza, invenzione, arte e le figure molto ben

lavorate; né gli era però molto inferiore la storia di Filippo, nella quale
aveva figurato un Abraam che sacrifica Isaac; et in quella un servo, che
mentre aspetta Abraam, e che l'asino pasce, si cava una spina di un piede,
che merita lode assai. Venute dunque le storie a mostra, non si

satisfacendo Filippo e Donato se non di quella di Lorenzo, lo giudicarono
più al proposito di quell'opera che non erano essi e gl'altri che avevano
fatto le altre storie. E così a' Consoli con buone ragioni persuasero che a
Lorenzo l'opera allogassero, mostrando che il publico et il privato ne

sarebbe servito meglio; e fu veramente questo una bontà vera d'amici et
una virtù senza invidia, et uno giudizio sano nel conoscere se stessi, onde
più lode meritorono, che se l'opera avessino condotta a perfezzione: felici
spiriti che mentre giovavano l'uno all'altro, godevano nel lodare le fatiche

altrui; quanto infelici sono ora i nostri, che mentre ch'e' nuocono, non
sfogati, crepano d'invidia nel mordere altrui. Fu da' Consoli pregato Filippo
che dovesse fare l'opera insieme con Lorenzo, ma egli non volle, avendo
animo di volere essere più tosto primo in una sola arte, che pari o secondo

in quell'opera. Per il che la storia, che aveva lavorata di bronzo, donò a
Cosimo de' Medici; la qual egli col tempo fece mettere in sagrestia vecchia
di San Lorenzo, nel dossal dell'altare, e quivi si truova al presente, e quella
di Donato fu messa nell'Arte del Cambio. Fatta l'allogazione a Lorenzo

Ghiberti, furono insieme Filippo e Donato, e risolverono insieme partirsi di
Fiorenza et a Roma star qualche anno, per attender Filippo all'architettura
e Donato alla scultura. Il che fece Filippo, per voler esser superiore et a
Lorenzo et a Donato, tanto quanto fanno l'architettura più necessaria

all'utilità degl'uomini, che la scultura e la pittura. E venduto un poderetto
che egli aveva a Settignano, di Fiorenza partiti, a Roma si condussero:
nella quale, vedendo la grandezza degli edifizii e la perfezzione de' corpi
de' tempii, stava astratto che pareva fuori di sé. E così dato ordine a

misurare le cornici e levar le piante di quegli edifizii, egli e Donato
continuamente seguitando, non perdonarono né a tempo né a spesa, Né
lasciarono luogo che eglino et in Roma e fuori in campagna, non vedessino
e non misurassino tutto quello che potevano avere che fusse buono. E

perché era Filippo sciolto da le cure familiari, datosi in preda agli studii,
non si curava di suo mangiare o dormire, solo l'intento suo era
l'architettura, che già era spenta, dico gli ordini antichi buoni, e non la
todesca e barbara, la quale molto si usava nel suo tempo. Et aveva in sé

duoi concetti grandissimi: l'uno era il tornare a luce la buona architettura,
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