Page 366 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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luoghi men pericolosi le distinzioni degli smaltitoi dell'acque, dove elleno
andavano coperte e dove scoperte, e, seguitando con ordine, buche e
diversi apertoi, acciò che i venti si rompessino, et i vapori, insieme con i
tremuoti, non potessino far nocumento, mostrò quanto lo studio nel suo
stare a Roma tanti anni gli avesse giovato. Appresso, considerando quello
che egli aveva fatto nelle augnature, incastrature e commettiture e
legazioni di pietre, faceva tremare e temere a pensare che un solo ingegno
fusse capace di tanto, quanto era diventato quel di Filippo. Il quale di
continovo crebbe talmente, che nessuna cosa fu, quantunque difficile et
aspra, la quale egli non rendesse facile e piana; e lo mostrò nel tirare i
pesi, per via di contrapesi e ruote che un sol bue tirava quanto arebbono
appena tirato sei paia.
Era già cresciuta la fabbrica tanto alto, che era uno sconcio grandissimo,
salito che uno vi era, inanzi si venisse in terra; e molto tempo perdevano i
maestri nello andare a desinare e bere, e gran disagio per il caldo del
giorno pativano. Fu adunque trovato da Filippo ordine che si aprissero
osterie nella cupola con le cucine, e vi si vendesse il vino, e così nessuno si
partiva del lavoro se non la sera. Il che fu a loro commodità, et all'opera
utilità grandissima. Era sì cresciuto l'animo a Filippo, vedendo l'opera
camminar forte, e riuscire con felicità, che di continuo si affaticava; et egli
stesso andava alle fornaci dove si spianavano i mattoni, e voleva vedere la
terra, et impastarla, e cotti che erano, gli voleva scerre di sua mano con
somma diligenza. E nelle pietre a gli scarpellini guardava se vi era peli
dentro, se eran dure, e dava loro i modelli delle ugnature e commettiture
di legname e di cera, così fatti di rape; e similmente faceva de' ferramenti
ai fabbri. E trovò il modo de' gangheri col capo e degli arpioni, e facilitò
molto l'architettura, la quale certamente per lui si ridusse a quella
perfezzione che forse ella non fu mai appresso i Toscani.
Era l'anno 1423 Firenze in quella felicità et allegrezza che poteva essere,
quando Filippo fu tratto per il quartiere di San Giovanni, per maggio e
giugno, de' Signori, essendo tratto per il quartiere di Santa Croce
gonfaloniere di giustizia Lapo Niccolini. E se si truova registrato nel
priorista Filippo di Ser Brunellesco Lippi, niuno se ne dee maravigliare,
perché fu così chiamato da Lippo suo avolo, e non de' Lapi come si doveva,
la qual cosa si vede nel detto priorista che fu usata in infiniti altri, come
ben sa chi l'ha veduto o sa l'uso di que' tempi. Esercitò Filippo quell'uffizio e
così altri magistrati ch'ebbe nella nostra città, ne' quali con un giudizio
gravissimo sempre si governò. Restava a Filippo, vedendo già cominciare a
chiudere le due volte verso l'occhio dove aveva a cominciare la lanterna
(se bene egli aveva fatto a Roma et in Fiorenza più modelli di terra e di
legno, dell'uno e dell'altro, che non s'erono veduti) a risolversi finalmente