Page 373 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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braccio, pur di dentro, un altro ferro, si metteva in su ciascuna delle dette
basi un fanciullo di circa dodici anni e col ferro alto un braccio e mezzo si
cigneva in guisa che non arebbe potuto, quando anco avesse voluto,
cascare.
Questi putti, che in tutto erano dodici, essendo accomodati come si è
detto, sopra le base e vestiti da Angeli con ali dorate e capegli di mattasse
d'oro, si pigliavano, quando era tempo, per mano l'un l'altro; e dimenando
le braccia, pareva che ballassino, e massimamente girando sempre e
movendosi la mezza palla dentro la quale, sopra il capo degl'Angioli, erano
tre giri o ver ghirlande di lumi accomodati con certe piccole lucernine, che
non potevano versare; i quali lumi da terra parevano stelle: e le mensole,
essendo coperte di bambagia, parevano nuvole. Del sopra detto anello
usciva un ferro grossissimo, il quale aveva a canto un altro anello, dove
stava apiccato un canapetto sottile che, come si dirà, veniva in terra. E
perché il detto ferro grosso aveva otto rami che giravano in arco quanto
bastava a riempire il vano della mezza palla vota e il fine di ciascun ramo
un piano grande quanto un tagliere; posava sopra ogni piano un putto di
nove anni in circa, ben legato con un ferro saldato nelle altezza del ramo,
ma però in modo lento, che poteva voltarsi per ogni verso. Questi otto
angioli retti del detto ferro mediante un arganetto che si allentava a poco a
poco, calavano dal vano della mezza palla fino sotto al piano de' legni piani
che reggono il tetto, otto braccia, di maniera che erano essi veduti e non
toglievano la veduta degl'angioli, ch'erano intorno al didentro della mezza
palla. Dentro a questo mazzo degl'otto Angeli (che così era propriamente
chiamato) era una mandorla di rame, vota dentro, nella quale erano in
molti buchi certe lucernine messe in sur un ferro a guisa di cannoni, le
quali, quando una molla che si abbassava era tocca, tutte si nascondevano
nel voto della mandorla di rame; e come non si aggravava la detta molla,
tutti i lumi, per alcuni buchi di quella, si vedevano accesi.
Questa mandorla, la quale era apiccata a quel canapetto, come il mazzo
era arivato al luogo suo, allentato il picciol canapo da un altro arganetto, si
moveva pian piano e veniva sul palco dove si recitava la festa, sopra il qual
palco, dove la mandorla aveva da posarsi a punto, era un luogo alto a uso
di residenza, con quattro gradi; nel mezzo del quale era una buca, dove il
ferro apuntato di quella mandorla veniva a diritto. Et essendo sotto la
detta residenza un uomo, arivata la mandorla al luogo suo, metteva in
quella, senza esser veduto, una chiavarda, et ella restava in piedi e ferma.
Dentro la mandorla era, a uso d'angelo, un giovinetto di quindici anni in
circa cinto nel mezzo da un ferro e nella mandorla da piè chiavardato in
modo che non poteva cascare, e perché potesse ingenochiarsi, era il detto
ferro di tre pezzi, onde ingenochiandosi entrava l'un nell'altro agevolmente.