Page 374 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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E così quando era il mazzo venuto giù e la mandorla postata in sulla
residenza, chi metteva la chiavarda alla mandorla schiavava anco il ferro
che reggeva l'angelo, onde egli uscito caminava per lo palco e giunto dove
era la Vergine la salutava et annunziava. Poi tornato nella mandorla e

raccesi i lumi che al suo uscirne s'erano spenti, era di nuovo chiavardato il
ferro che lo reggeva, da colui che sotto non era veduto; e poi allentato
quello che la teneva, ell'era ritirata su, mentre cantando gl'angeli del
mazzo e quelli del cielo che giravano, facevano che quello pareva

propriamente un paradiso e massimamente, che oltre al detto coro d'angeli
et al mazzo, era a canto al guscio della palla un Dio Padre circondato
d'angeli simili a quelli detti di sopra e con ferri accomodati. Di maniera che
il cielo, il mazzo, il Dio Padre, la mandorla con infiniti lumi e dolcissime

musiche rappresentavano il Paradiso veramente. A che si aggiugneva, che
per potere quel cielo aprire e serrare, aveva fatto fare Filippo due gran
porte, di braccia cinque l'una per ogni verso, le quali per piano avevano in
certi canali curri di ferro, o vero di rame, et i canali erano unti talmente,

che quando si tirava con un arganetto un sottile canapo che era da ogni
banda, s'apriva o riserrava, secondo che altri voleva, ristrignendosi le due
parti delle porte insieme, o allargandosi per piano mediante i canali. E
queste così fatte porte facevano duoi effetti: l'uno, che quando erano tirate

per esser gravi facevano rumore a guisa di tuono; l'altro, perché servivano,
stando chiuse, come palco per aconciare gl'Angeli et accomodar l'altre cose
che dentro facevano di bisogno. Questi dunque così fatti ingegni e molti
altri, furono trovati da Filippo; se bene alcuni altri affermano che egli erano

stati trovati molto prima. Comunche sia, è stato ben ragionarne, poiché in
tutto se n'è dismesso l'uso.

Ma tornando a esso Filippo, era talmente cresciuta la fama et il nome suo,
che di lontano era mandato per lui da chi aveva bisogno di far fabriche per
avere disegni e modelli di mano di tanto uomo; e si adoperavano perciò
amicizie e mezzi grandissimi. Onde infra gl'altri disiderando il Marchese di

Mantoa d'averlo, ne scrisse alla Signoria di Firenze con grande instanza, e
così da quella gli fu mandato là, dove diede disegni di fare argini in sul Po
l'anno 1445; et alcune altre cose, secondo la volontà di quel Principe, che
lo accarezzò infinitamente, usando dire che Fiorenza era tanto degna

d'avere Filippo per suo cittadino, quanto egli d'aver sì nobile e bella città
per patria. Similmente in Pisa il conte Francesco Sforza e Niccolò da Pisa,
restando vinti da lui in certe fortificazioni, in sua presenza lo comendarono,
dicendo che se ogni stato avesse un uomo simile a Filippo, che si potrebbe

tener sicuro senza arme. In Fiorenza diede similmente Filippo il disegno
della casa di Barbadori, allato alla torre de' Rossi in borgo S. Iacopo, che
non fu messa in opera; e così anco fece il disegno della casa de' Giuntini in
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