Page 376 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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de' frati in quel modo che sta oggi. La lunghezza della chiesa fu braccia 161
e la larghezza braccia 54, e tanto ben ordinata, che non si può fare opera,
per ordine di colonne e per altri ornamenti, né più ricca, né più vaga, né
più ariosa di quella. E nel vero, se non fusse stato dalla maladizione di

coloro, che sempre per parere d'intendere più che gl'altri, guastano i
principii belli delle cose, sarebbe questo oggi il più perfetto tempio di
cristianità, così come per quanto egli è, è il più vago e meglio spartito di
qualunque altro, se bene non è secondo il modello stato seguito; come si

vede in certi principii di fuori che non hanno seguitato l'ordine del didentro,
come pare che il modello volesse che le porte et il ricignimento delle
finestre facesse. Sonvi alcuni errori, che gli tacerò, attribuiti a lui, i quali si
crede che egli se l'avesse seguitato di fabbricare non gli arebbe comportati,

poiché ogni sua cosa con tanto giudizio, discrezione, ingegno et arte aveva
ridotta a perfezzione. Questa opera lo rendé medesimamente per uno
ingegno veramente divino.

Fu Filippo facetissimo nel suo ragionamento e molto arguto nelle risposte,
come fu quando egli volle mordere Lorenzo Ghiberti, che aveva còmpero
un podere a Monte Morello, chiamato Lepriano, nel quale spendeva due

volte più che non ne cavava entrata, che venutoli a fastidio lo vendé.
Domandato Filippo qual fusse la miglior cosa che facesse Lorenzo,
pensando forse per la nimicizia che egli dovesse tassarlo, rispose:
"Vendere Lepriano". Finalmente divenuto già molto vecchio, cioè di anni

69, l'anno 1446, addì 16 d'aprile, se n'andò a miglior vita, dopo essersi
affaticato molto in far quelle opere che gli fecero meritare in terra nome
onorato e conseguire in cielo luogo di quiete. Dolse infinitamente alla
patria sua, che lo conobbe e lo stimò molto più morto, che non fece vivo; e

fu sepellito con onoratissime esequie et onore in S. Maria del Fiore, ancora
che la sepoltura sua fusse in S. Marco, sotto il pergamo verso la porta,
dove è un'arme con due foglie di fico e certe onde verdi in campo d'oro per
essere discesi i suoi del Ferarese, cioè da Ficaruolo, castello in sul Po,

come dimostrano le foglie che denotano il luogo, e l'onde che significano il
fiume. Piansero costui infiniti suoi amici artefici, e massimamente i più
poveri, quali di continuo beneficò. Così dunque cristianamente vivendo,
lasciò al mondo odore della bontà sua e delle egregie sue virtù. Parmi che

se gli possa attribuire che dagli antichi Greci e da' Romani in qua, non sia
stato il più raro né il più eccellente di lui; e tanto più merita lode, quanto
ne' tempi suoi era la maniera todesca in venerazione per tutta Italia, e
dagli artefici vecchi esercitata, come in infiniti edifici si vede. Egli ritrovò le

cornici antiche, e l'ordine toscano, corinzio, dorico et ionico alle primiere
forme restituì. Ebbe un discepolo dal Borgo a Buggiano, detto il Buggiano,
il quale fece l'acquaio della sagrestia di S. Reparata con certi fanciulli che
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