Page 392 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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piaciutoli quello che Michelozzo aveva fatto, con suo ordine lo fece
condurre a perfezzione in quel modo che si vede al presente, con tante utili
e belle commodità e graziosi ornamenti, quanto si vede; i quali hanno
maestà e grandezza nella simplicità loro; e tanto più merita lode

Michelozzo, quanto questo fu il primo che in quella città fusse stato fatto
con ordine moderno, e che avesse in sé uno spartimento di stanze utili e
bellissime. Le cantine sono cavate mezze sotto terra, cioè 4 braccia e tre
sopra per amore de' lumi, et accompagnate da canove e dispense. Nel

primo piano terreno sono due cortili con logge magnifiche, nelle quali
rispondono salotti, camere, anticamere, scrittoi, destri, stufe, cucine, pozzi,
scale segrete e publiche agiatissime. E sopra ciascun piano sono abitazioni
e appartamenti per una famiglia, con tutte quelle commodità che possono

bastare, nonché a un cittadino privato com'era allora Cosimo, ma a qual si
voglia splendidissimo et onoratissimo re, onde a' tempi nostri vi sono
allogiati comodamente re, imperatori, papi e quanti illustrissimi principi
sono in Europa, con infinita lode, così della magnificenza di Cosimo come

della eccellente virtù di Michelozzo nella architettura. Essendo l'anno 1433
Cosimo mandato in esilio, Michelozzo, che lo amava infinitamente e gli era
fidelissimo, spontaneamente lo accompagnò a Vinezia e seco volle sempre,
mentre vi stette, dimorare; là, dove, oltre a molti disegni e modelli che vi

fece di abitazioni private e publiche, ornamenti per gl'amici di Cosimo e per
molti gentiluomini, fece, per ordine e a spese di Cosimo, la libreria del
monasterio di San Giorgio Maggiore, luogo de' monaci Neri di Santa
Iustina, che fu finita non solo di muraglia, di banchi, di legnami et altri

ornamenti, ma ripiena di molti libri. E questo fu il trattenimento e lo spasso
di Cosimo in quell'esilio, dal quale essendo l'anno 1434 richiamato alla
patria, tornò quasi trionfante, e Michelozzo con esso lui. Standosi dunque
Michelozzo in Fiorenza, il palazzo publico della Signoria cominciò a

minacciare rovina, perché alcune colonne del cortile pativano, o fusse ciò
perché il troppo peso di sopra le caricasse, o pure il fondamento debole e
bieco, e forse ancora perché erano di pezzi mal commessi e mal murati. Ma
qualunque di ciò fusse la cagione, ne fu dato cura a Michelozzo, il quale

volentieri accettò l'impresa, perché in Vinezia presso a S. Barnaba aveva
proveduto a un pericolo simile in questo modo: un gentiluomo, il quale
aveva una casa che stava in pericolo di rovinare, ne diede la cura a
Michelozzo, onde egli (secondo che già mi disse Michelagnolo Bonarroti)

fatto fare segretamente una colonna e messi a ordine puntegli assai,
cacciò il tutto in una barca et in quella entrato con alcuni maestri, in una
notte ebbe puntellata la casa e rimessa la colonna. Michelozzo dunque, da
questa sperienza fatto animoso, riparò al pericolo del palazzo e fece onor a

sé et a chi l'aveva favorito in fargli dare cotal carico; e rifondò e rifece le
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