Page 401 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 401
lavorarono sempre in sulla detta porta, fecero ancora in San Piero alcune
sepolture di marmo di papi e cardinali che sono andate, nel fare la chiesa
nuova, per terra.
Dopo queste opere fu condotto Antonio a Milano dal duca Francesco Sforza,
gonfallonier allora di Santa Chiesa, per aver egli vedute l'opere sue in
Roma, per fare, come fece, col disegno suo, l'albergo de' poveri di Dio, che
è uno spedale che serve per uomini e donne infermi e per i putti innocenti,
nati non legitimamente. L'appartato degli uomini in questo luogo è per
ogni verso, essendo in croce braccia centosessanta, et altre tanto quello
delle donne; la larghezza è braccia sedici; e nelle quattro quadrature, che
circondano le croci di ciascuno di questi appartati, sono quattro cortili,
circondati di portici, logge e stanze per uso dello spedalingo, uffiziali
serventi e ministri dello spedale, molto commodi ed utili. E da una banda è
un canale, dove corrono continuamente acque per servigi dello spedale e
per macinare, con non piccolo utile e commodo di quel luogo, come si può
ciascuno imaginare. Fra uno spedale e l'altro è un chiostro, largo per un
verso braccia ottanta e per l'altro centosessanta, nel mezzo del quale è la
chiesa, in modo accomodata, che serve all'uno e a l'altro apartato. E per
dirlo brevemente, è questo luogo tanto ben fatto et ordinato, che per
simile non credo ne sia un altro in tutta Europa. Fu, secondo che scrive
esso Filarete, messa la prima pietra di questa fabrica solenne processione
di tutto il clero di Milano, presente il duca Francesco Sforza, la signora
Biancamaria e tutti i loro figliuoli, il marchese di Mantova e l'ambasciador
del re Alfonso d'Aragona, con molti altri signori. E nella prima pietra che fu
messa ne' fondamenti e così nelle medaglie, erano queste parole:
Franciscus Sfortiae Dux IIII, qui amissum per praecessorum obitum urbis
imperium recuperavit, hoc munus Christi pauperibus dedit, fundavitque
1457, die 12 aprilis.
Furono poi dipinte nel portico queste storie da maestro Vincenzio di Zoppa
lombardo, per non essersi trovato in que' paesi miglior maestro. Fu opera
ancora del medesimo Antonio la chiesa maggior di Bergamo fatta da lui
con non manco diligenza e giudizio, che il sopra detto spedale. E perché si
dilettò anco di scrivere, mentre che queste sue opere si facevano, scrisse
un libro diviso in tre parti: nella prima tratta delle misure di tutti gl'edifizii e
di tutto quello fa bisogno a voler edificare; nella seconda del modo
dell'edificare et in che modo si potesse far una bellissima e commodissima
città; nella terza fa nuove forme d'edifizii, mescolandovi così degl'antichi
come de' moderni; tutta la quale opera è divisa in ventiquattro libri e tutta