Page 404 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 404
VITA DI GIULIANO DA MAIANO SCULTORE ET ARCHITETTO
Non piccolo errore fanno que' padri di famiglia che non lasciano fare nella
fanciullezza il corso della natura agl'ingegni de' figliuoli e che non lasciano
esercitargli in quelle facultà che più sono secondo il gusto loro, però che il
volere volgergli a quello che non va loro per l'animo, è un cercar
manifestamente che non siano mai eccellenti in cosa nessuna; essendo che
si vede quasi sempre che coloro che non operano secondo la voglia loro,
non fanno molto profitto in qual si voglia essercizio. Per l'opposito, quegli
che seguitano lo instinto della natura vengono il più delle volte eccellenti e
famosi nell'arti che fanno, come si conobbe chiaramente in Giuliano da
Maiano; il padre del quale, essendo lungamente vivuto nel poggio di
Fiesole, dove si dice Maiano, con lo essercizio di squadratore di pietre, si
condusse finalmente in Fiorenza, dove fece una bottega di pietre lavorate,
tenendola fornita di que' lavori che sogliono improvisamente, il più delle
volte, venire a bisogno a chi fabrica qualche cosa. Standosi dunque in
Firenze gli nacque Giuliano, il quale, perché parve col tempo al padre di
buono ingegno, disegnò di farlo notaio, parendogli che lo scarpellare come
aveva fatto egli fusse troppo faticoso essercizio e di non molto utile; ma
non gli venne ciò fatto, perché, se bene andò un pezzo Giuliano alla scola
di grammatica non vi ebbe mai il capo, e per conseguenza non vi fece
frutto nessuno; anzi fuggendosene più volte, mostrò d'aver tutto l'animo
volto alla scultura, se bene da principio si mise all'arte del legnaiuolo e
diede opera al disegno. Dicesi che con Giusto e Minore, maestri di tarsie,
lavorò i banchi della sagrestia della Nunziata e similmente quelli del coro
che è allato alla cappella, e molte cose nella Badia di Fiesole et in S.
Marco; e che per ciò acquistatosi nome, fu chiamato a Pisa, dove lavorò in
Duomo la sedia che è a canto all'altar maggiore, dove stanno a sedere il
sacerdote e diacono e sodiacono, quando si canta la messa; nella spalliera
della quale fece di tarsia, con legni tinti et ombrati, i tre profeti che vi si
veggiono. Nel che fare, servendosi di Guido del Servellino e di maestro
Domenico di Mariotto, legnaiuoli pisani, insegnò loro di maniera l'arte, che
poi feciono così d'intaglio come di tarsie la maggior parte di quel coro, il
quale a' nostri dì è stato finito, ma con assai miglior maniera, da Batista
del Cervelliera pisano, uomo veramente ingegnoso e soffistico. Ma
tornando a Giuliano, egli fece gl'armarii della sagrestia di Santa Maria del
Fiore, che per cosa di tarsia e di rimessi furono tenuti in quel tempo
mirabili; e così, seguitando Giuliano d'attender alla tarsia et alla scultura et
architettura, morì Filippo di ser Brunellesco; onde, messo dagl'Operai in
luogo suo, incrostò di marmo, sotto la volta della cupola, le fregiature di
marmi bianchi e neri, che sono intorno agl'occhi. Et in sulle cantonate fece i