Page 409 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 409





de' Conservadori una Resurezzione di Cristo, la quale è tenuta dell'opere
che sono in detta città e di tutte le sue, la migliore. Dipinse a S. Maria di
Loreto, in compagnia di Domenico da Vinegia il principio d'un'opera nella
volta della sagrestia; ma perché temendo di peste, la lasciarono

imperfetta, ella fu poi finita da Luca da Cortona, discepolo di Piero, come si
dirà al suo luogo. Da Loreto venuto Piero in Arezzo, dipinse per Luigi Bacci
cittadino aretino in S. Francesco la loro capella dell'altar maggiore, la volta
della quale era già stata cominciata da Lorenzo di Bicci, nella quale opera

sono storie della croce, da che i figliuoli d'Adamo, sotterrandolo, gli
pongono sotto la lingua il seme dell'albero, di che poi nacque il detto
legno; insino alla esaltazione di essa croce, fatta da Eraclio imperadore, il
quale portandola in su la spalla a piedi e scalzo, entra con essa in

Ierusalem; dove sono molto belle considerazioni e attitudini degne d'esser
lodate, come, verbigrazia, gl'abiti delle donne della reina Saba, condotti
con maniera dolce e nuova; molti ritratti di naturale antichi e vivissimi; un
ordine di colonne corinzie divinamente misurate; un villano che,

appoggiato con le mani in su la vanga, sta con tanta prontezza a udire
parlare Santa Lena, mentre le tre croci si disotterrano, che non è possibile
migliorarlo; il morto ancora è benissimo fatto, che al toccar della croce
resuscita; e la letizia similmente di Santa Lena, con la maraviglia de'

circostanti che si inginocchiano ad adorare. Ma sopra ogni altra
considerazione e d'ingegno e d'arte, è lo avere dipinto la notte et un
Angelo in iscorto che, venendo a capo all'ingiù a portare il segno della
vittoria a Gostantino che dorme in un padiglione guardato da un cameriere

e da alcuni armati oscurati dalle tenebre della notte, con la stessa luce sua
illumina il padiglione, gl'armati e tutti i dintorni, con grandissima
discrezione: per che Pietro fa conoscere in questa oscurità quanto importi
imitare le cose vere, e lo andarle togliendo dal proprio. Il che avendo egli

fatto benissimo, ha dato cagione ai moderni di seguitarlo e di venire a quel
grado sommo, dove si veggiono ne' tempi nostri le cose. In questa
medesima storia espresse efficacemente in una battaglia la paura,
l'animosità, la destrezza, la forza e tutti gli altri affetti che in coloro si

possono considerare che combattono, e gl'accidenti parimente, con una
strage quasi incredibile di feriti, di cascati e di morti. Ne' quali, per avere
Pietro contrafatto in fresco l'armi che lustrano, merita lode grandissima,
non meno che per aver fatto nell'altra faccia, dove è la fuga e la

sommersione di Massenzio, un gruppo di cavagli in iscorcio, così
maravigliosamente condotti, che rispetto a que' tempi si possono chiamare
troppo begli e troppo eccellenti. Fece in questa medesima storia uno
mezzo ignudo e mezzo vestito alla saracina, sopra un cavallo secco molto

ben ritrovato di notomia, poco nota nell'età sua. Onde meritò per questa
   404   405   406   407   408   409   410   411   412   413   414