Page 414 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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che della Vergine incarnasse il Redentore; nella predella ancora sono
alcune storiette bellissime. Ma sopra tutte le cose che fece, fra' Giovanni
avanzò se stesso e mostrò la somma virtù sua e l'intelligenza dell'arte, in
una tavola, che è nella medesima chiesa allato alla porta, entrando a man
manca, nella quale Gesù Cristo incorona Nostra Donna in mezzo a un coro
d'angeli, et in fra una multitudine infinita di Santi e Sante, tanti in numero,
tanto ben fatti e con sì varie attitudini e diverse arie di teste, che
incredibile piacere e dolcezza si sente in guardarle, anzi pare che que'
spiriti beati non possino essere in cielo altrimente, o per meglio dire, se
avessero corpo, non potrebbono; perciò che tutti i Santi e le Sante che vi
sono, non solo sono vivi e con arie delicate e dolci, ma tutto il colorito di
quell'opera par che sia di mano d'un Santo o d'un Angelo, come sono; onde
a gran ragione fu sempre chiamato questo da ben religioso, frate Giovanni
Angelico. Nella predella poi, le storie che vi sono della Nostra Donna e di S.
Domenico, sono in quel genere divine; et io per me posso con verità
affermare che non veggio mai questa opera che non mi paia cosa nuova,
né me ne parto mai sazio.
Nella capella similmente della Nunziata di Firenze, che fece fare Piero di
Cosimo de' Medici, dipinse i sportelli dell'armario dove stanno l'argenterie,
di figure piccole, condotte con molta diligenza. Lavorò tante cose questo
padre, che sono per le case de' cittadini di Firenze, che io resto qualche
volta maravigliato, come tanto e tanto bene potesse, eziandio in molti
anni, condurre perfettamente un uomo solo. Il molto reverendo don
Vincenzio Borghini, spedalingo degl'Innocenti, ha di mano di questo padre
una Nostra Donna piccola, bellissima; e Bartolomeo Gondi amatore di
queste arti al pari di qual si voglia altro gentiluomo, ha un quadro grande,
un piccolo et una croce di mano del medesimo. Le pitture ancora, che sono
nell'arco sopra la porta di S. Domenico, sono del medesimo. Et in S. Trinita
una tavola della sagrestia, dove è un Deposto di croce, nel quale mise
tanta diligenza che si può, fra le migliori cose che mai facesse, annoverare.
In S. Francesco, fuor della porta di S. Miniato, è una Nunziata; et in S.
Maria Novella, oltre alle cose dette, dipinse di storie piccole il cero
pasquale et alcuni reliquiari, che nelle maggiori solennità si pongono in
sull'altare. Nella Badia della medesima città, fece sopra una porta del
chiostro un S. Benedetto che accenna silenzio. Fece a' Linaiuoli una tavola,
che è nell'uffizio dell'Arte loro; et in Cortona un archetto sopra la porta
della chiesa dell'Ordine suo, e similmente la tavola dell'altar maggiore. In
Orvieto cominciò in una volta della capella della Madonna, in Duomo, certi
profeti, che poi furono finiti da Luca da Cortona. Per la Compagnia del
Tempio di Firenze fece in una tavola un Cristo morto. E nella chiesa de'
monaci degl'Angeli un Paradiso et un Inferno di figure piccole, nel quale