Page 415 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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con bella osservanza fece i beati bellissimi e pieni di giubilo e di celeste
letizia; et i dannati apparecchiati alle pene dell'Inferno in varie guise
mestissimi e portanti nel volto impresso il peccato e demerito loro; i beati
si veggiono entrare celestemente ballando per la porta del Paradiso, et i
dannati dai demonii all'Inferno nell'eterne pene strascinati.
Questa opera è in detta chiesa, andando verso l'altar maggiore a man ritta,
dove sta il sacerdote, quando si cantano le messe, a sedere. Alle monache
di San Piero martire, che oggi stanno nel monasterio di San Felice in
piazza, il quale era dell'ordine di Camaldoli, fece in una tavola la Nostra
Donna, S. Giovanni Battista, San Domenico, San Tommaso e San Piero
martire, con figure piccole assai. Si vede anco nel tramezzo di Santa Maria
Nuova una tavola di sua mano.
Per questi tanti lavori, essendo chiara per tutta Italia la fama di fra'
Giovanni, papa Nicola Quinto mandò per lui, et in Roma gli fece fare la
cappella del palazzo, dove il papa ode la messa, con un Deposto di croce
et alcune storie di S. Lorenzo bellissime, e miniar alcuni libri che sono
bellissimi. Nella Minerva fece la tavola dell'altar maggiore, et una Nunziata
che ora è a canto alla cappella grande, appoggiata a un muro. Fece anco
per il detto Papa la cappella del Sagramento in palazzo, che fu poi rovinata
da Paulo Terzo per dirizzarvi le scale, nella quale opera, che era eccellente
in quella maniera sua, aveva lavorato in fresco alcune storie della vita di
Gesù Cristo, e fattovi molti ritratti di naturale, di persone segnalate di que'
tempi, i quali per avventura sarebbono oggi perduti, se il Giovio non avesse
fattone ricavar questi per il suo museo: papa Nicola Quinto, Federigo
imperatore, che in quel tempo venne in Italia, frate Antonino, che poi fu
arcivescovo di Firenze, il Biondo da Furlì e Ferrante d'Aragona. E perché al
Papa parve fra' Giovanni, sì come era veramente, persona di santissima
vita, quieta e modesta, vacando l'arcivescovado in quel tempo di Firenze,
l'aveva giudicato degno di quel grado; quando intendendo ciò il detto frate,
supplicò a Sua Santità che provedesse d'un altro, perciò che non si sentiva
atto a governar popoli, ma che avendo la sua Religione un frate amorevole
de' poveri, dottissimo di governo e timorato di Dio, sarebbe in lui molto
meglio quella dignità collocata, che in sé. Il Papa sentendo ciò, e
ricordandosi che quello che diceva era vero, gli fece la grazia liberamente;
e così fu fatto arcivescovo di Fiorenza frate Antonino dell'Ordine de'
predicatori, uomo veramente, per santità e dottrina, chiarissimo, et
insomma tale che meritò che Adriano Sesto lo canonizzasse a' tempi nostri.
Fu gran bontà quella di fra' Giovanni, e nel vero cosa rarissima concedere
una dignità et uno onore e carico così grande, a sé offerto da un sommo
pontefice, a colui che egli, con buon occhio e sincerità di cuore, ne giudicò
molto più di sé degno. Apparino da questo Santo uomo i religiosi de' tempi