Page 417 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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quanto penso che sia ora l'anima sua del cielo. Si esercitò continuamente
nella pittura, né mai volle lavorare altre cose che di Santi. Potette esser
ricco e non se ne curò, anzi usava dire che la vera ricchezza non è altro che
contentarsi del poco. Potette comandare a molti e non volle, dicendo esser
men fatica e manco errore ubidire altrui. Fu in suo arbitrio avere dignità ne'
frati e fuori, e non le stimò, affermando non cercare altra dignità che
cercare di fuggire l'Inferno et accostarsi al Paradiso. E di vero qual dignità
si può a quella paragonare, la qual deverebbono i religiosi, anzi pur tutti
gl'uomini, cercare? E che in solo Dio e nel vivere virtuosamente si ritruova?
Fu umanissimo e sobrio; e castamente vivendo, dai lacci del mondo si
sciolse, usando spesse fiate di dire, che chi faceva questa arte aveva
bisogno di quiete e di vivere senza pensieri, e che chi fa cose di Cristo, con
Cristo deve star sempre. Non fu mai veduto in collera tra i frati; il che
grandissima cosa e quasi impossibile mi pare a credere; e soghignando
semplicemente aveva in costume d'amonire gl'amici. Con amorevolezza
incredibile, a chiunche ricercava opere da lui, diceva che ne facesse esser
contento il priore, e che poi non mancherebbe. Insomma fu questo non mai
a bastanza lodato padre in tutte l'opere e ragionamenti suoi umilissimo e
modesto, e nelle sue pitture facile e devoto; et i Santi che egli dipinse,
hanno più aria e somiglianza di Santi, che quegli di qualunche altro. Aveva
per costume non ritoccare, né racconciar mai alcuna sua dipintura, ma
lasciarle sempre in quel modo che erano venute la prima volta, per creder
(secondo ch'egli diceva) che così fusse la volontà di Dio. Dicono alcuni che
fra' Giovanni non arebbe messo mano ai penelli, se prima non avesse fatto
orazione. Non fece mai Crucifisso che non si bagnasse le gote di lagrime;
onde si conosce nei volti e nell'attitudini delle sue figure la bontà del
sincero e grande animo suo nella religione cristiana.
Morì d'anni sessantotto nel 1455, e lasciò suoi discepoli Benozzo fiorentino,
che imitò sempre la sua maniera; Zanobi Strozzi, che fece quadri e tavole
per tutta Fiorenza, per le case de' cittadini, e particolarmente una tavola,
posta oggi nel tramezzo di S. Maria Novella, allato a quella di fra' Giovanni,
et una in S. Benedetto, monasterio de' Monaci di Camaldoli, fuor della
porta a Pinti, oggi rovinato; la quale è al presente nel monasterio
degl'Angeli, nella chiesetta di S. Michele, inanzi che si entri nella principale,
a man ritta andando verso l'altare, apoggiata al muro; e similmente una
tavola in S. Lucia, alla capella de' Nasi; et un'altra in S. Romeo et in
guardaroba del Duca è il ritratto di Giovanni di Bicci de' Medici, e quello di
Bartolomeo Valori in uno stesso quadro, di mano del medesimo. Fu anco
discepolo di fra' Giovanni Gentile da Fabbriano e Domenico di Michelino, il
quale in S. Apolinare di Firenze fece la tavola all'altare di S. Zanobi et altre
molte dipinture. Fu sepolto fra' Giovanni dai suoi frati nella Minerva di