Page 480 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI MINO SCULTORE DA FIESOLE



Quando gli artefici nostri non cercano altro, nell'opere che fanno, che
imitare la maniera del loro maestro o d'altro eccellente, del quale piaccia
loro il modo dell'operare, o nell'attitudini delle figure, o nell'arie delle teste,

o nel piegheggiare de' panni, e studiano quelle solamente, se bene col
tempo e con lo studio le fanno simili, non arrivano però mai con questo
solo a la perfezione dell'arte; avvenga che manifestissimamente si vede
che rare volte passa inanzi chi camina sempre dietro; perché la imitazione
della natura è ferma nella maniera di quello artefice che ha fatto la lunga

pratica diventare maniera. Conciò sia che l'imitazione è una ferma arte di
fare apunto quel che tu fai, come sta il più bello delle cose della natura,
pigliandola schietta senza la maniera del tuo maestro o d'altri; i quali

ancora eglino ridussono in maniera le cose che tolsono da la natura. E se
ben pare che le cose degl'artefici eccellenti siano cose naturali o verisimili,
non è che mai si possa usar tanta diligenza che si facci tanto simile che elle
sieno com'essa natura; né ancora, scegliendo le migliori, si possa fare
composizion di corpo tanto perfetto che l'arte la trapassi; e se questo è, ne

segue che le cose tolte da lei, fa le pitture e le sculture perfette, e chi
studia strettamente le maniere degli artefici solamente e non i corpi o le
cose naturali, è necessario che facci l'opere sue e men buone della natura

e di quelle di colui da chi si toglie la maniera; laonde s'è visto molti de'
nostri artefici non avere voluto studiare altro che l'opere de' loro maestri e
lasciato da parte la natura; de' quali n'è avenuto che non le hanno apprese
del tutto e non passato il maestro loro, ma hanno fatto ingiuria
grandissima all'ingegno ch'egli hanno avuto, ché s'eglino avessino studiato

la maniera e le cose naturali insieme, arebbon fatto maggior frutto
nell'opere loro che e' non feciono. Come si vede nell'opere di Mino scultore
da Fiesole, il quale avendo l'ingegno atto a far quel che e' voleva, invaghito

della maniera di Desiderio da Settignano suo maestro, per la bella grazia
che dava alle teste delle femmine e de' putti e d'ogni sua figura, parendoli
al suo giudizio meglio della natura, esercitò et andò dietro a quella,
abandonando e tenendo cosa inutile le naturali; onde fu più graziato che
fondato nell'arte.

Nel monte dunque di Fiesole, già città antichissima vicino a Fiorenza,

nacque Mino di Giovanni scultore, il quale posto a l'arte dello squadrar le
pietre con Desiderio da Settignano, giovane eccellente nella scultura, come
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