Page 507 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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capo di gigante vi montavano sopra, e destramente caminando, parevano
veramente giganti; avendo nondimeno inanzi uno che sosteneva una picca,
sopra la quale con una mano si appoggiava esso gigante; ma per sì fatta
guisa però che pareva che quella picca fusse una sua arme, cioè o mazza o
lancia o un gran battaglio, come quello che Morgante usava, secondo i
poeti romanzi, di portare. E sì come i giganti, così si facevano anche delle
gigantesse, che certamente facevano un bello e maraviglioso vedere. I
spiritelli poi da questi erano differenti, perché senza avere altra che la
propria forma, andavano in sui detti trampoli alti cinque e sei braccia, in
modo che parevano proprio spiriti. E questi anco avevano inanzi uno che
con una picca gl'aiutava. Si racconta nondimeno che alcuni eziandio senza
punto appoggiarsi a cosa veruna, in tanta altezza caminavano benissimo; e
chi ha pratica de' cervelli fiorentini, so che di questo non si farà alcuna
maraviglia; perché, lasciamo stare quello da Montughi di Firenze, che ha
trapassati nel salir e giocolare sul canapo quanti insino a ora ne sono stati;
chi ha conosciuto uno che si chiamava Ruvidino, il quale morì non sono
anco dieci anni, sa che il salire ogni altezza sopra un canapo o fune, il
saltar dalle mura di Firenze in terra et andare in su' trampoli molto più alti
che quelli detti di sopra, gli era così agevole come a ciascuno caminare per
lo piano. Laonde non è maraviglia se gl'uomini di que' tempi, che in cotali
cose o per prezo o per altro si esercitavano, facevano quelle che si sono
dette di sopra, o maggiori cose.
Non parlerò d'alcuni ceri che si dipignevano in varie fantasie, ma goffi tanto
che hanno dato il nome ai dipintori plebei, onde si dice alle cattive pitture
"fantocci da ceri", perché non mette conto; dirò bene che al tempo del
Cecca questi furono in gran parte dismessi et in vece loro fatti i carri che
simili ai triomfali sono oggi in uso. Il primo de' quali fu il carro della
moneta, il quale fu condotto a quella perfezzione che oggi si vede, quando
ogni anno per detta festa è mandato fuori dai maestri e signori di Zecca,
con un S. Giovanni in cima e molti altri Santi et Angeli da basso et intorno,
rappresentati da persone vive. Fu deliberato non è molto che se ne
facesse, per ciascun castello che offerisce cero, uno, e ne furono fatti insino
in dieci per onorare detta festa magnificamente, ma non si seguitò per
gl'accidenti che poco poi sopravennero. Quel primo dunque della Zecca fu,
per ordine del Cecca, fatto da Domenico, Marco e Giuliano del Tasso, che
allora erano de' primi maestri di legname che in Fiorenza lavorassero di
quadro e d'intaglio; et in esso sono da esser lodate assai, oltre all'altre
cose, le ruote da basso, che si schiodano per potere alle svolte de' canti
girare quello edifizio et accommodarlo di maniera che scrolli meno che sia
possibile, e massimamente per rispetto di coloro che di sopra vi stanno
legati. Fece il medesimo un edifizio per nettare e racconciare il musaico