Page 509 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI DON BARTOLOMEO ABBATE DI S. CLEMENTE MINIATORE
E PITTORE
Rade volte suole avvenire che chi è d'animo buono e di vita esemplare, non
sia dal cielo proveduto d'amici ottimi e di abitazioni onorate, e che per i
buoni costumi suoi non sia vivendo in venerazione, e morto in grandissimo
disiderio di chiunche l'ha conosciuto; come fa Don Bartolomeo della Gatta,
abbate di S. Clemente d'Arezzo, il quale fu in diverse cose eccellente, e
costumatissimo in tutte le sue azzioni. Costui, il quale fu monaco
degl'Agnoli di Firenze, dell'Ordine di Camaldoli, fu nella sua giovanezza,
forse per le cagioni che di sopra si dissono nella vita di Don Lorenzo,
miniatore singularissimo e molto pratico nelle cose del disegno, come di ciò
possono far fede le miniature lavorate da lui per i monaci di S. Fiore e
Lucilla nella Badia d'Arezzo, et in particolare un messale che fu donato a
papa Sisto, nel quale era nella prima carta delle segrete una Passione di
Cristo bellissima. E quelle parimente sono di sua mano, che sono in S.
Martino, Duomo di Lucca. Poco dopo le quali opere fu questo padre da
Mariotto Maldoli aretino, Generale di Camaldoli, e della stessa famiglia che
fu quel Maldolo il quale donò a S. Romualdo institutore di quell'ordine il
luogo e sito di Camaldoli, che si chiamava allora Campo di Maldolo. La
detta Badia di S. Clemente d'Arezzo, ed egli come grato del benefizio
lavorò poi molte cose per lo detto Generale e per la sua Religione.
Venendo poi la peste del 1468, per la quale senza molto praticare si stava
l'abbate, sì come facevano anco molti altri, in casa si diede a dipignere
figure grandi, e vedendo che la cosa secondo il disiderio suo gli riusciva,
cominciò a lavorare alcune cose, e la prima fu un S. Rocco, che fece in
tavola ai rettori della Fraternita d'Arezzo, che è oggi nell'udienza dove si
ragunano; la quale figura raccomanda alla Nostra Donna il popolo aretino;
et in questo quadro ritrasse la piazza di detta città e la casa pia di quella
Fraternita con alcuni becchini che tornano da sotterrare morti. Fece anco
un altro S. Rocco, similmente in tavola, nella chiesa di S. Piero, dove
ritrasse la città d'Arezzo nella forma propria che aveva in quel tempo,
molto diversa da quella che è oggi; et un altro il quale fu molto migliore
che li due sopra detti, in una tavola ch'è nella chiesa della Pieve d'Arezzo
alla cappella de' Lippi; il quale S. Rocco è una bella e rara figura, e quasi la
meglio che mai facesse, e la testa e le mani non possono essere più belle
né più naturali. Nella medesima città d'Arezzo fece in una tavola in San
Piero, dove stanno frati de' Servi, un agnolo Raffaello, e nel medesimo
luogo fece il ritratto del beato Iacopo Filippo da Piacenza. Dopo, condotto a