Page 510 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Roma, lavorò una storia nella cappella di papa Sisto, in compagnia di Luca
da Cortona e di Pietro Perugino. E tornato in Arezzo fece nella cappella de'
Gozzari in Vescovado un San Girolamo in penitenza, il quale essendo
magro e raso e con gl'occhi fermi attentissimamente nel crucifisso e
percotendosi il petto, fa benissimo conoscere quanto l'ardor d'amore in
quelle consumatissime carni possa travagliare la virginità. E per quell'opera
fece un sasso grandissimo con alcune altre grotte di sassi, fra le rotture
delle quali fece di figure piccole, molto graziose, alcune storie di quel
Santo. Dopo in Santo Agostino lavorò per le monache, come si dice, del
Terzo Ordine, in una capella a fresco una coronazione di Nostra Donna
molto lodata e molto ben fatta; e sotto a questa, in un'altra cappella, una
Assunta con alcuni Angeli in una gran tavola molto bene abbigliati di panni
sottili; e questa tavola, per cosa lavorata a tempera, è molto lodata et
invero fu fatta con buon disegno e condotta con diligenza straordinaria.
Dipinse il medesimo a fresco, nel mezzo tondo che è sopra la porta della
chiesa di San Donato nella fortezza d'Arezzo, la Nostra Donna col Figlio in
collo, San Donato e San Giovanni Gualberto, che tutte sono molto belle
figure. Nella badia di Santa Fiore, in detta città, è di sua mano una
cappella all'entrar della chiesa per la porta principale, dentro la quale è un
San Benedetto et altri Santi fatti con molta grazia e con buona pratica e
dolcezza. Dipinse similmente a Gentile Urbinate, vescovo aretino molto suo
amico e col quale viveva quasi sempre, nel palazzo del Vescovado in una
cappella, un Cristo morto, et in una loggia ritrasse esso vescovo, il suo
vicario e ser Matteo Francini suo notaio di banco che gli legge una bolla; vi
ritrasse parimente se stesso et alcuni canonici di quella città. Disegnò per
lo medesimo vescovo una loggia che esce di palazzo e va in Vescovado, a
piano con la chiesa e palazzo; et a mezzo di questa aveva disegnato quel
vescovo fare, a guisa di cappella, la sua sepoltura, et in quella esser dopo
la morte sotterrato, e così la condusse a buon termine, ma sopravenuto
dalla morte, rimase imperfetta, perché se bene lasciò che dal successor
suo fusse finita, non se ne fece altro, come il più delle volte avviene
dell'opere che altri lascia che siano fatte in simili cose dopo la morte. Per lo
detto vescovo fece l'abbate nel Duomo vecchio una bella e gran cappella,
ma perché ebbe poca vita, non accade altro ragionarne. Lavorò oltre
questo per tutta la città in diversi luoghi, come nel Carmine tre figure, e la
cappella delle monache di S. Orsina; et a Castiglione aretino nella Pieve di
S. Giuliano una tavola a tempera alla cappella dell'altar maggiore, dove è
una Nostra Donna bellissima e San Giuliano e San Michelagnolo, figure
molto ben lavorate e condotte, e massimamente il San Giuliano; perché
avendo affisati gl'occhi al Cristo che è in collo alla Nostra Donna, pare che
molto s'affligga d'aver ucciso il padre e la madre. Similmente in una