Page 513 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 513
maestro, che a Siena fece tante facciate di chiaro scuro e tante tavole, e se
fusse ito per vita, si faceva molto onore nell'arte, secondo che da quel poco
che aveva fatto si può giudicare. Avea Domenico fatto alla Fraternità
d'Arezzo uno baldacchino dipinto a olio, cosa ricca e di grande spesa, il
quale non ha molti anni che prestato per fare in S. Francesco una
rappresentazione di S. Giovanni e Paulo, per adornarne un paradiso vicino
al tetto della chiesa, essendosi dalla gran copia de' lumi acceso il fuoco,
arse insieme con quel che rapresentava Dio Padre, che per esser legato
non potette fuggire come feciono gli Angioli, e con molti paramenti e con
gran danno degli spettatori, i quali spaventati dall'incendio, volendo con
furia uscire di chiesa mentre ognuno vuole essere il primo, nella calca ne
scoppiò intorno a LXXX, che fu cosa molto compassionevole. E questo
baldacchino fu poi rifatto con maggior ricchezza e dipinto da Giorgio Vasari.
Diedesi poi Domenico a fare finestre di vetro, e di sua mano n'erano tre in
Vescovado, che per le guerre furon rovinate dall'artiglieria. Fu anche creato
dal medesimo, Angelo di Lorentino pittore, il quale ebbe assai buono
ingegno; lavorò l'arco sopra la porta di S. Domenico; se fusse stato aiutato
sarebbe fattosi bonissimo maestro.
Morì l'abbate d'anni LXXXIII e lasciò imperfetto il tempio della Nostra
Donna delle Lacrime, del quale aveva fatto il modello, et il quale è poi da
diversi stato finito. Merita dunque costui di essere lodato, per miniatore,
architetto, pittore e musico. Gli fu data dai suoi monaci sepoltura in S.
Clemente, sua badia, e tanto sono state stimate sempre l'opere sue in
detta città, e sopra il sepolcro suo si leggono questi versi:
Pignebat docte Zeusis; condebat et aedes
Nicon; Pan capripes, fistula prima tua est.
Non tamen ex vobis mecum certaverit ullus:
quae tres fecistis unicus haec facio.
Morì nel 1461 avendo aggiunto all'arte della pittura nel miniare quella
bellezza che si vede in tutte le sue cose, come possono far fede alcune
carte di sua mano che sono nel nostro libro; il cui modo di far ha imitato
poi Girolamo Padoano, nei minii che sono in alcuni libri di S. Maria Nuova di
Firenze, Gherardo, miniatore fiorentino, e Attavante che fu anco chiamato
Vante, del quale si è in altro luogo ragionato, e dell'opere sue che sono in
Venezia particolarmente, avendo puntualmente posta una nota mandataci
da certi gentiluomini di Venezia; per sodisfazione de' quali, poi che
avevano durata tanta fatica in ritrovar quel tutto che quivi si legge, ci