Page 524 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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le altre figure che sono ne' sei quadri: che oltre alla Nostra Donna che
siede in aria col Figliuolo in collo e gl'altri Santi che gli sono intorno, oltra il
S. Lorenzo et il S. Stefano che sono interamente vive, al S. Vincenzio e S.
Pietro Martire non manca se non la parola. Vero è che di questa tavola ne
rimase imperfetta una parte, mediante la morte sua, per che, avendo egli
già tiratola tanto innazi, che e' non le mancava altro che il finire certe
figure dalla banda di dietro dove è la Resurressione di Cristo, e tre figure
che sono in que' quadri, finirono poi il tutto Benedetto e Davitte Ghirlandai
suoi frategli. Questa cappella fu tenuta cosa bellissima, grande, garbata e
vaga, per la vivacità de' colori, per la pratica e pulitezza del maneggiargli
nel muro e per il poco essere stati ritocchi a secco, oltre la invenzione e
collocazione delle cose. E certamente ne merita Domenico lode
grandissima per ogni conto, e massimamente per la vivezza delle teste, le
quali per essere ritratte di naturale rappresentano a chi verrà le vivissime
effigie di molte persone segnalate. E pel medesimo Giovanni Tornabuoni
dipinse al Casso Maccherelli, sua villa poco lontana dalla città, una
cappella, in sul fiume di Terzolle, oggi mezza rovinata per la vicinità del
fiume; la quale ancor che stata molti anni scoperta e continuamente
bagnata dalle piogge et arsa da' soli, si è difesa in modo che pare stata al
coperto: tanto vale il lavorare in fresco quando è lavorato bene e con
giudizio, e non a ritocco a secco. Fece ancora nel palazzo della Signoria,
nella sala dove è il maraviglioso orologio di Lorenzo della Volpaia, molte
figure di Santi fiorentini con bellissimi adornamenti. E tanto fu amico del
lavorare e di satisfare ad ognuno che egli aveva commesso a' garzoni che
e' si accettasse qualunche lavoro che capitasse a bottega se bene fussero
cerchi da paniere di donne, perché non gli volendo fare essi, gli
dipignerebbe da sé a ciò che nessuno si partisse scontento da la sua
bottega. Dolevasi bene quando aveva cure familiari, e per questo dette a
David suo fratello ogni peso di spendere dicendogli: "Lascia lavorare a me
e tu provedi, che ora che io ho cominciato a conoscere il modo di
quest'arte, mi duole che non mi sia allogato a dipignere a storie il circuito
di tutte le mura della città di Fiorenza", mostrando così animo invitissimo e
risoluto in ogni azzione. Lavorò a Lucca in S. Martino una tavola di S. Pietro
e S. Paulo. Alla Badia di Settimo, fuor di Fiorenza, lavorò la facciata della
maggior cappella a fresco, e nel tramezzo della chiesa due tavole a
tempera. In Fiorenza lavorò ancora molti tondi, quadri e pitture diverse che
non si riveggono altrimenti per essere nelle case de' particulari. In Pisa
fece la nicchia del Duomo allo altar maggiore e lavorò in molti luoghi di
quella città, come alla facciata dell'opera quando il re Carlo ritratto di
naturale raccomanda Pisa; et in San Girolamo a' frati Gesuati due tavole a
tempera, quella dell'altar maggiore et un'altra. Nel qual luogo ancora è di