Page 529 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Giovanni di Fiorenza, con istorie minutissime de la Passione di Cristo.
Costui disegnò benissimo et assai, e nel libro nostro v'è dimolte carte di
vestiti, ignudi e di storie disegnate d'acquerello. A concorrenza di costui
fece Antonio alcune istorie, dove lo paragonò nella diligenzia e superollo

nel disegno. Per la qual cosa i consoli dell'Arte de' Mercatanti, vedendo la
eccellenzia di Antonio, deliberarono tra loro che avendosi a fare di argento
alcune istorie nello altare di S. Giovanni, sì come da varii maestri in diversi
tempi sempre era stato usanza di fare, che Antonio ancora ne lavorasse. E

così fu fatto. E riuscirono queste sue cose tanto eccellenti, che elle si
conoscono fra tutte l'altre per le migliori; e furono la cena d'Erode et il
ballo d'Erodiana; ma sopra tutto fu bellissimo il S. Giovanni, che è nel
mezzo dell'altare, tutto di cesello et opera molto lodata. Per il che gli

allogarono i detti consoli, i candellieri de l'argento, di braccia tre l'uno, e la
croce a proporzione, dove egli lavorò tanta roba d'intaglio e la condusse a
tanta perfezzione, che e da' forestieri e da' terrazzani sempre è stata
tenuta cosa maravigliosa. Durò in questo mestiero infinite fatiche, sì ne'

lavori che e' fece d'oro, come in quelli di smalto e di argento; in fra le quali
sono alcune paci in S. Giovanni, bellissime, che di colorito a fuoco sono di
sorte, che col penello si potrebbono poco migliorare. Et in altre chiese di
Fiorenza e di Roma, et altri luoghi d'Italia si veggono di suo smalti

miracolosi. Insegnò quest'arte a Mazzingo fiorentino et a Giuliano del
Facchino, maestri ragionevoli, et a Giovanni Turini sanese, che avanzò
questi suoi compagni assai in questo mestiero, del quale da Antonio di
Salvi in qua, (che fece di molte cose e buone, come una croce grande

d'argento nella Badia di Firenze, et altri lavori) non s'è veduto gran fatto,
cose che se ne possa far conto staordinario. Ma, e di queste e di quelle de'
Pollaiuoli, molte per i bisogni della città nel tempo della guerra, sono state
dal fuoco destrutte e guaste. Laonde, conoscendo egli che quell'arte non

dava molta vita alle fatiche de' suoi artefici, si risolvé per desiderio di più
lunga memoria, non attendere più ad essa. E così avendo egli Piero suo
fratello che attendeva alla pittura, si accostò a quello per imparare i modi
del maneggiare et adoperare i colori, parendoli un'arte tanto differente da

l'orefice, che se egli non avesse così prestamente resoluto d'abandonare
quella prima in tutto, e' sarebbe forse stata ora che e' non arebbe voluto
esservisi voltato. Per la qual cosa spronato dalla vergogna più che
dall'utile, appresa in non molti mesi la pratica del colorire, diventò maestro

eccellente. Et unitosi in tutto con Piero lavorarono in compagnia dimolte
pitture. Fra le quali per dilettarsi molto del colorito, fecero al cardinale di
Portogallo una tavola a olio in San Miniato al Monte, fuori di Fiorenza, la
quale fu posta sull'altar della sua cappella, e vi dipinsero dentro S. Iacopo

Apostolo, S. Eustachio e San Vincenzio, che sono stati molto lodati. E Piero
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