Page 533 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI SANDRO BOTTICELLO PITTOR FIORENTINO
Ne' medesimi tempi del Magnifico Lorenzo Vecchio de' Medici, che fu
veramente per le persone d'ingegno un secol d'oro, fiorì ancora Alessandro,
chiamato a l'uso nostro Sandro e detto di Botticello per la cagione che
appresso vedremo. Costui fu figliuolo di Mariano Filipepi, cittadino
fiorentino dal quale diligentemente allevato e fatto instruire in tutte quelle
cose che usanza è di insegnarsi a' fanciulli in quella età, prima che e' si
ponghino a le botteghe, ancora che agevolmente apprendesse tutto quello
che e' voleva, era nientedimanco inquieto sempre; né si contentava di
scuola alcuna, di leggere, di scrivere o di abbaco; di maniera che il padre
infastidito di questo cervello sì stravagante, per disperato lo pose a lo
orefice con un suo compare chiamato Botticello, assai competente maestro
allora in quell'arte. Era in quella età una dimestichezza grandissima e quasi
che una continova pratica, tra gli orefici et i pittori; per la quale Sandro,
che era destra persona e si era volto tutto al disegno, invaghitosi della
pittura, si dispose volgersi a quella. Per il che aprendo liberamente l'animo
suo al padre, da lui che conobbe la inchinazione di quel cervello, fu
condotto a fra' Filippo del Carmine, eccellentissimo pittore allora et
acconcio seco a imparare, come Sandro stesso desiderava. Datosi dunque
tutto a quell'arte, seguitò et imitò sì fattamente il maestro suo, che fra'
Filippo gli pose amore; et insegnolli di maniera che e' pervenne tosto ad un
grado che nessuno lo arebbe stimato. Dipinse, essendo giovanetto, nella
mercatanzia di Fiorenza, una Fortezza fra le tavole delle virtù che Antonio e
Piero del Pollaiuolo lavorarono. In S. Spirito di Fiorenza fece una tavola alla
cappella de' Bardi, la quale è con diligenza lavorata et a buon fin condotta,
dove sono alcune olive e palme lavorate con sommo amore. Lavorò nelle
Convertite una tavola a quelle monache, et a quelle di S. Barnabà
similmente un'altra. In Ogni Santi dipinse a fresco nel tramezzo alla porta
che va in coro, per i Vespucci, un S. Agostino, nel quale cercando egli allora
di passare tutti coloro ch'al suo tempo dipinsero, ma particolarmente
Domenico Ghirlandaio che aveva fatto dall'altra banda un S. Girolamo,
molto s'affaticò; la qual opera riuscì lodatissima per avere egli dimostrato
nella testa di quel Santo, quella profonda cogitazione et acutissima
sottigliezza, che suole essere nelle persone sensate et astratte
continuamente nella investigazione di cose altissime e molto difficili.
Questa pittura, come si è detto nella vita del Ghirlandaio, questo anno
1564 è stata mutata dal luogo suo, salva et intera. Per il che venuto in