Page 526 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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in comenda, alla detta Congregazione di Camaldoli.
Condotto poi Domenico a Siena per mezzo del Magnifico Lorenzo de' Medici

che gli entrò mallevadore a questa opera di ducati ventimila, tolse a fare di
musaico la facciata del Duomo; e cominciò a lavorare con buono animo e
miglior maniera, ma prevenuto da la morte, lasciò l'opera imperfetta.
Come per la morte del predetto Magnifico Lorenzo rimase imperfetta in

Fiorenza la capella di S. Zanobi cominciata a lavorare di musaico da
Domenico in compagnia di Gherardo miniatore. Vedesi di mano di
Domenico sopra quella porta del fianco di S. Maria del Fiore, che va a'
Servi, una Nunziata di musaico bellissima, della quale fra' maestri moderni

di musaico non s'è veduto ancor meglio. Usava dire Domenico la pittura
essere il disegno, e la vera pittura per la eternità essere il musaico. Stette
seco in compagnia a imparare Bastiano Mainardi da S. Gimignano, il quale
in fresco era divenuto molto pratico maestro di quella maniera; per il che

andando con Domenico a S. Gimignano dipinsero a compagnia la cappella
di S. Fina, la quale è cosa bella. Onde per la servitù e gentilezza di
Bastiano, sendosi così bene portato, giudicò Domenico che e' fosse degno
d'avere una sua sorella per moglie, e così l'amicizia loro fu cambiata in

parentado: liberalità di amorevole maestro rimuneratore delle virtù del
discepolo acquistate con le fatiche dell'arte. Fece Domenico dipignere al
detto Bastiano, facendo nondimeno esso il cartone, in S. Croce nella
cappella de' Baroncegli e Bandini, una Nostra Donna che va in cielo, et

abasso S. Tommaso che riceve la cintola il quale è bel lavoro a fresco; e
Domenico e Bastiano insieme dipinsono in Siena nel palazzo degli
Spannocchi, in una camera molte storie di figure piccole a tempera; et in
Pisa, oltre alla nicchia già detta del Duomo, tutto l'arco di quella cappella

piena d'Angeli; e parimente i portegli che chiuggono l'organo, e
cominciarono a mettere d'oro il palco. Quando poi in Pisa et in Siena
s'aveva a metter mano a grandissime opere, Domenico ammalò di
gravissima febbre, la pestilenza della quale in cinque giorni gli tolse la vita.

Essendo infermo, gli mandarono que' de' Tornabuoni a donare cento ducati
d'oro, mostrando l'amicizia e la familiarità sua e la servitù che Domenico a
Giovanni et a quella casa avea sempre portata.

Visse Domenico 44 anni e fu con molte lagrime e con pietosi sospiri da
David e da Benedetto suoi fratelli e da Ridolfo suo figliuolo, con belle
esequie sepellito in S. Maria Novella, e fu tal perdita di molto dolore

agl'amici suoi; perché intesa la morte di lui, molti eccellenti pittori forestieri
scrissero a' suoi parenti dolendosi della sua acerbissima morte. Restarono
suoi discepoli David e Benedetto Ghirlandai, Bastiano Mainardi da S.

Gimignano e Michel Agnolo Buonarotti fiorentino, Francesco Granaccio,
Niccolò Cieco, Iacopo del Tedesco, Iacopo dell'Indaco, Baldino Baldinelli et
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