Page 539 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI BENEDETTO DA MAIANO SCULTORE ET ARCHITETTO
Benedetto da Maiano scultore fiorentino, essendo ne' suoi primi anni
intagliatore di legname, fu tenuto in quello esercizio il più valente maestro
che tenesse ferri in mano, e particolarmente fu ottimo artefice in quel
modo di fare che, come altrove si è detto, fu introdotto al tempo di Filippo
Brunelleschi e di Paulo Ucello, di comettere insieme legni tinti di diversi
colori e farne prospettive, fogliami e molte altre diverse fantasie. Fu
dunque in questo artifizio Benedetto da Maiano, nella sua giovinezza, il
miglior maestro che si trovasse, come apertamente ne dimostrano molte
opere sue che in Firenze in diversi luoghi si veggiono; e particolarmente
tutti gl'armari della sagrestia di S. Maria del Fiore, finiti da lui la maggior
parte dopo la morte di Giuliano suo zio, che son pieni di figure fatte di
rimesso e di fogliami e d'altri lavori, fatti con maggior spesa et artifizio. Per
la novità dunque di questa arte, venuto in grandissimo nome, fece molti
lavori che furono mandati in diversi luoghi et a diversi principi; e fra gl'altri
n'ebbe il re Alfonso di Napoli un fornimento d'uno scrittoio, fatto fare per
ordine di Giuliano, zio di Benedetto, che serviva il detto re nelle cose
d'architettura, dove esso Benedetto si trasferì, ma non gli piacendo la
stanza, se ne tornò a Firenze; dove avendo non molto dopo lavorato per
Mattia Corvino re d'Ungheria, che aveva nella sua corte molti Fiorentini e si
dilettava di tutte le cose rare, un paio di casse con difficile e bellissimo
magisterio di legni commessi, si deliberò, essendo con molto favore
chiamato da quel re, di volere andarvi per ogni modo; per che fasciate le
sue casse e con esse entrato in nave, se n'andò in Ungheria. Là dove, fatto
reverenza a quel re dal quale fu benignamente ricevuto, fece venire le
dette casse; e quelle fatte sballare alla presenza del re che molto
disiderava di vederle, vide che l'umido dell'acqua e 'l mucido del mare
aveva intenerito in modo la colla, che nell'aprire gl'incerati, quasi tutti i
pezzi che erano alle casse appicati, caddero in terra; onde se Benedetto
rimase attonito et ammutolito per la presenza di tanti signori, ognuno se lo
pensi. Tuttavia messo il lavoro insieme il meglio che potette, fece che il re
rimase assai sodisfatto. Ma egli nondimeno, recatosi a noia quel mestiero,
non lo poté più patire, per la vergogna che n'aveva ricevuto. E così messa
da canto ogni timidità, si diede alla scultura, nella quale aveva di già a
Loreto, stando con Giuliano suo zio, fatto per la sacrestia un lavamani con
certi Angeli di marmo. Nella quale arte, prima che partisse d'Ungheria, fece
conoscere a quel re che se era da principio rimaso con vergogna, la colpa
era stata dell'esercizio che era basso, e non dell'ingegno suo che era alto e