Page 541 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 541





artifizio intagliato alberi, sassi, casamenti, prospettive et alcune cose
maravigliosamente spiccate; et oltre ciò un ribattimento in terra di detto
pergamo, che serve per la lapida di sepoltura, fatto con tanto disegno, che
egli è impossibile lodarlo a bastanza. Dicesi che egli in fare questa opera

ebbe difficultà con gl'Operai di S. Croce; perché volendo appoggiare detto
pergamo a una colonna, che regge alcuni degli archi che sostengono il
tetto, e forare la detta colonna per farvi la scala e l'entrata al pergamo,
essi non volevano, dubitando che ella non si indebolisse tanto col vacuo

della salita, che il peso non la sforzasse, con gran rovina d'una parte di
quel tempio. Ma avendo dato sicurtà il Mellino che l'opera si finirebbe
senza alcun danno della chiesa, finalmente furono contenti. Onde avendo
Benedetto sprangato di fuori con fasce di bronzo la colonna, cioè quella

parte che dal pergamo in giù è ricoperta di pietra forte, fece dentro la scala
per salire al pergamo; e tanto quanto egli la bucò di dentro, l'ingrossò di
fuora con detta pietra forte, in quella maniera che si vede. E con stupore di
chiunche la vede condusse questa opera a perfezzione, mostrando in

ciascuna parte et in tutta insieme quella maggior bontà che può in simil
opera desiderarsi. Affermano molti che Filippo Strozzi il Vecchio, volendo
fare il suo palazzo, ne volle il parere di Benedetto che gliene fece un
modello, e che secondo quello fu cominciato, se bene fu seguitato poi e

finito dal Cronaca, morto esso Benedetto; il quale avendosi acquistato da
vivere, dopo le cose dette non volle fare altro lavoro di marmo. Solamente
finì in S. Trinità la S. Maria Madalena stata cominciata da Disiderio da
Settignano, e fece il Crucifisso, che è sopra l'altare di S. Maria del Fiore, et

alcuni altri simili.
Quanto all'architettura, ancora che mettesse mano a poche cose, in quelle

nondimeno non dimostrò manco giudizio che nella scultura, e
massimamente in tre palchi di grandissima spesa, che d'ordine e col
consiglio suo, furono fatti nel palazzo della Signoria di Firenze. Il primo fu il
palco della sala che oggi si dice de' Dugento, sopra la quale avendosi a

fare non una sala simile, ma due stanze, cioè una sala et una audienza, e
per conseguente avendosi a fare un muro, non mica leggieri del tutto e
dentrovi una porta di marmo ma di ragionevole grossezza, non bisognò
manco ingegno o giudizio di quello che aveva Benedetto, a fare un'opera

così fatta. Benedetto, adunque, per non diminuire la detta sala e dividere
nondimeno il disopra in due, fece a questo modo: sopra un legno grosso un
braccio e lungo quanto la larghezza della sala, ne commesse un altro di
due pezzi, di maniera che con la grossezza sua alzata due terzi di braccio,

e negl'estremi ambidue benissimo confitti et incatenati insieme facevano a
canto al muro, ciascuna testa alta due braccia; e le dette due teste erano
intaccate a ugna in modo che vi si potesse impostare un arco di mattoni
   536   537   538   539   540   541   542   543   544   545   546