Page 548 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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saputo lui fare di quella che gli avea spiccata al suo cavallo, e più bella.
Dopo la qual risposta che non dispiacque a que' Signori, fu fatto ritornare
con doppia provisione a Vinezia, dove racconcio che ebbe il primo modello,
lo gettò di bronzo ma non lo finì già del tutto, perché esendo riscaldato e

raffreddato nel gettarlo, si morì in pochi giorni in quella città, lasciando
imperfetta non solamente quell'opera, ancor che poco mancasse al
rinettarla, che fu messa nel luogo dove era destinata, ma un'altra ancora
che faceva in Pistoia, cioè la sepoltura del cardinale Forteguerra, con le tre

virtù teologiche et un Dio Padre sopra, la quale opera fu finita poi da
Lorenzetto scultore fiorentino. Aveva Andrea quando morì anni 56. Dolse la
sua morte infinitamente agl'amici et a' suoi discepoli, che non furono pochi;
e massimamente a Nanni Grosso scultore e persona molto astratta nell'arte

e nel vivere. Dicesi che costui non averebbe lavorato fuor di bottega, e
particolarmente né a' monaci né a' frati, se non avesse avuto per ponte
l'uscio della volta, o vero cantina, per potere andare a bere a sua posta e
senza avere a chiedere licenza. Si racconta anco di lui che essendo una

volta tornato sano e guarito di non so che sua infirmità da S. Maria Nuova
rispondeva agl'amici quando era visitato e dimandato da loro come stava:
"Io sto male". "Tu sei pur guarito", rispondevano essi; et egli soggiungeva:
"E però sto io male, per ciò che io arei bisogno d'un poco di febre per

potermi intrattenere qui nello spedale, agiato e servito". A costui, venendo
a morte pur nello spedale, fu posto inanzi un Crocifisso di legno assai mal
fatto e goffo; onde pregò che gli fusse levato dinanzi e portatogliene uno di
man di Donato, affermando che se non lo levavano si morrebbe disperato,

cotanto gli dispiacevano l'opere mal fatte della sua arte.
Fu discepolo del medesimo Andrea, Piero Perugino e Lionardo da Vinci, de'

quali si parlerà al suo luogo, e Francesco di Simone fiorentino, che lavorò in
Bologna nella chiesa di San Domenico una sepoltura di marmo, con molte
figure piccole, che alla maniera paiono di mano d'Andrea; la qual fu fatta
per Messer Alessandro Tartaglia imolese, dottore. Et un'altra in San

Brancazio di Firenze, che risponde in sagrestia, et in una capella di chiesa,
per Messer Pier Minerbetti, cavaliere. Fu suo allievo ancora Agnol di Polo,
che di terra lavorò molto praticamente, et ha pieno la città di cose di sua
mano, e se avesse voluto attender all'arte da senno, arebbe fatte cose

bellissime. Ma più di tutti fu amato da lui Lorenzo di Credi, il quale
ricondusse l'ossa di lui da Vinezia, e le ripose nella chiesa di S. Ambruogio
nella sepoltura di Ser Michele di Cione, dove sopra la lapida sono intagliate
queste parole:



Sep. Michaelis de Cionis et suorum;
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