Page 580 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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retulit artem. Si nunquam inventa esset hactenus ipse dedit. Anno domini
1500. Questa opera, che fu bellissima e lodata più che alcun'altra che da
Pietro fusse in Perugia lavorata, è oggi dagl'uomini di quella città, per
memoria d'un sì lodato artefice della patria loro, tenuta in pregio. Fece poi

il medesimo nella chiesa di S. Agostino alla cappella maggiore, in una
tavola grande isolata e con ricco ornamento intorno, nella parte dinanzi S.
Giovanni che battezza Cristo, e di dietro, cioè dalla banda che risponde in
coro, la Natività di esso Cristo; nelle teste alcuni Santi, e nella predella

molte storie di figure piccole con molta diligenza. Et in detta chiesa fece
per Messer Benedetto Calera una tavola alla cappella di S. Niccolò. Dopo
tornato a Firenze, fece ai monaci di Cestello in una tavola S. Bernardo e nel
capitolo un Crucifisso, la Nostra Donna, S. Benedetto, S. Bernardo e S.

Giovanni. Et in S. Domenico di Fiesole, nella seconda cappella a man ritta,
una tavola, dentrovi la Nostra Donna con tre figure, fra le quali un S.
Bastiano è lodatissimo.

Aveva Pietro tanto lavorato e tanto gli abondava sempre da lavorare, che
e' metteva in opera bene spesso le medesime cose; et era talmente la
dottrina dell'arte sua ridotta a maniera, ch'e' faceva a tutte le figure un'aria

medesima. Per che essendo venuto già Michele Agnolo Buonarroti al suo
tempo, desiderava grandemente Pietro vedere le figure di quello, per lo
grido che gli davano gli artefici. E vedendosi occultare la grandezza di quel
nome, che con sì gran principio per tutto aveva acquistato, cercava molto

con mordaci parole, offendere quelli che operavano. E per questo meritò,
oltre alcune brutture fattegli dagl'artefici, che Michele Agnolo in publico gli
dicesse ch'egli era goffo nell'arte. Ma non potendo Pietro comportare tanta
infamia, ne furono al magistrato degl'Otto tutti due, dove ne rimase Pietro

con assai poco onore. Intanto i frati de' Servi di Fiorenza avendo volontà di
avere la tavola dello altar maggiore che fusse fatta da persona famosa, et
avendola, mediante la partita di Lionardo da Vinci, che se ne era ito in
Francia, renduta a Filippino, egli quando ebbe fatto la metà d'una di due

tavole che v'andavano, passò di questa all'altra vita. Onde i frati, per la
fede che avevano in Pietro, gli feciono allogazione di tutto il lavoro. Aveva
Filippino finito in quella tavola dove egli faceva Cristo deposto di croce, i
Niccodemi che lo depongono; e Pietro seguitò di sotto lo svenimento della

Nostra Donna et alcune altre figure. E perché andavano in questa opera
due tavole, ché l'una voltava inverso il coro de' frati e l'altra inverso il corpo
della chiesa, dietro al coro si aveva a porre il Diposto di croce e dinanzi
l'assunzione di Nostra Donna; ma Pietro la fece tanto ordinaria, che fu

messo il Cristo deposto dinanzi, e l'Assunzione dalla banda del coro. E
queste oggi, per mettervi il tabernacolo del Sacramento, sono state l'una e
l'altra levate via; e per la chiesa, messe sopra certi altri altari, è rimaso in
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