Page 617 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GIORGIONE DA CASTEL FRANCO PITTOR VINIZIANO



Ne' medesimi tempi che Fiorenza acquistava tanta fama, per l'opere di
Lionardo, arrecò non piccolo ornamento a Vinezia la virtù et eccellenza [di]
un suo cittadino, il quale di gran lunga passò i Bellini, da loro tenuti in

tanto pregio, e qualunque altro fino a quel tempo avesse in quella città
dipinto. Questi fu Giorgio che in Castel Franco, in sul trevisano, nacque
l'anno 1478, essendo doge Giovan Mozenigo, fratel del doge Piero: dalle

fattezze della persona e da la grandezza de l'animo, chiamato poi col
tempo Giorgione. Il quale, quantunque egli fusse nato d'umilissima stirpe,
non fu però se non gentile e di buoni costumi in tutta sua vita. Fu allevato
in Vinegia e dilettossi continovamente de le cose d'amore e piacqueli il
suono del liuto mirabilmente e tanto, che egli sonava e cantava nel suo

tempo tanto divinamente, che egli era spesso per quello adoperato a
diverse musiche e ragunate di persone nobili.

Attese al disegno e lo gustò grandemente; et in quello la natura lo favorì sì
forte, che egli, innamoratosi delle cose belle, di lei non voleva mettere in
opera cosa, che egli dal vivo non ritraesse. E tanto le fu suggetto e tanto
andò imitandola, che non solo egli acquistò nome d'aver passato Gentile e

Giovanni Bellini, ma di competere con coloro che lavoravano in Toscana et
erano autori della maniera moderna. Aveva veduto Giorgione alcune cose
di mano di Lionardo, molto fumeggiate e cacciate, come si è detto,

terribilmente di scuro. E questa maniera gli piacque tanto che mentre visse
sempre andò dietro a quella, e nel colorito a olio la imitò grandemente.
Costui gustando il buono de l'operare, andava scegliendo di mettere in
opera sempre del più bello e del più vario che e' trovava. Diedegli la natura
tanto benigno spirito che egli nel colorito a olio et a fresco fece alcune

vivezze et altre cose morbide et unite e sfumate talmente negli scuri, che
fu cagione che molti di quegli, che erano allora eccellenti, confessassino lui
esser nato per metter lo spirito ne le figure e per contraffar la freschezza

de la carne viva, più che nessuno che dipignesse, non solo in Venezia, ma
per tutto.

Lavorò in Venezia nel suo principio molti quadri di Nostre Donne et altri
ritratti di naturale, che sono e vivissimi e belli, come se ne vede ancora tre
bellissime teste a olio di sua mano nello studio del reverendissimo Grimani,
patriarca d'Aquileia: una fatta per Davit (e per quel che si dice, è il suo

ritratto) con una zazzera, come si costumava in que' tempi in fino alle
spalle, vivace e colorita, che par di carne: ha un braccio et il petto armato,
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