Page 697 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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modo mezzano di fare, così nel dissegno, come nel colorito; e, mescolando
col detto modo alcuni altri scelti delle cose migliori d'altri maestri, fece di
molte maniere una sola che fu poi sempre tenuta sua propria, la quale fu e
sarà sempre stimata dagl'artefici infinitamente. E questa si vide perfetta
poi nelle Sibille e ne' Profeti dell'opera che fece, come si è detto, nella
Pace. Al fare della quale opera gli fu di grande aiuto l'aver veduto nella
capella del papa l'opera di Michelagnolo. E se Raffaello si fusse in questa
sua detta maniera fermato, né avesse cercato di aggrandirla e variarla, per
mostrare che egli intendeva gl'ignudi così bene come Michelagnolo, non si
sarebbe tolto parte di quel buon nome che acquistato si aveva; perciò che
gli ignudi che fece nella camera di Torre Borgia, dove è l'incendio di Borgo
Nuovo, ancora che siano buoni, non sono in tutto eccellenti. Parimente non
sodisfeciono affatto quelli che furono similmente fatti da lui nella volta del
palazzo d'Agostin Chigi in Trastevere, perché mancano di quella grazia e
dolcezza che fu propria di Raffaello; del che fu anche in gran parte cagione
l'avergli fatto colorire ad altri col suo disegno. Dal quale errore ravedutosi,
come giudizioso, volle poi lavorare da sé solo, e senza aiuto d'altri, la
tavola di San Pietro a Montorio della Trasfigurazione di Cristo; nella quale
sono quelle parti, che già s'è detto, che ricerca e debbe avere una buona
pittura. E se non avesse in questa opera, quasi per capriccio, adoperato il
nero di fumo da stampatori, il quale, come più volte si è detto, di sua
natura diventa sempre col tempo più scuro et offende gl'altri colori coi quali
è mescolato, credo che quell'opera sarebbe ancor fresca come quando egli
la fece, dove oggi pare più tosto tinta che altrimenti.
Ho voluto quasi nella fine di questa vita fare questo discorso per mostrare
con quanta fatica, studio e diligenza si governasse sempremai questo
onorato artefice; e particolarmente per utile degl'altri pittori, acciò si
sappiano difendere da quelli impedimenti dai quali seppe la prudenza e
virtù di Raffaello difendersi. Aggiugnerò ancor questo: che doverebbe
ciascuno contentarsi di fare volentieri quelle cose alle quali si sente da
naturale instinto inclinato e non volere por mano, per gareggiare, a quello
che non gli vien dato dalla natura, per non faticare invano e spesso con
vergogna e danno. Oltre ciò quando basta il fare non si dee cercare di
volere strafare per passare innanzi a coloro che, per grande aiuto di natura
e per grazia particolare data loro da Dio, hanno fatto o fanno miracoli
nell'arte. Perciò che chi non è atto a una cosa non potrà mai, et affatichisi
quanto vuole, arivare dove un altro con l'aiuto della natura è caminato
agevolmente. E ci sia, per esempio, fra i vecchi Paulo Ucello, il quale,
affaticandosi contra quello che poteva per andare inanzi, tornò sempre
indietro. Il medesimo ha fatto ai giorni nostri, e poco fa, Iacopo da
Puntormo. E si è veduto per isperienza in molti altri, come si è detto e