Page 702 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GUGLIELMO DA MARCILLA PITTORE FRANZESE E
MAESTRO DI FINESTRE INVETRIATE
In questi medesimi tempi, dotati da Dio di quella maggior felicità che
possino aver l'arti nostre, fiorì Guglielmo da Marcilla franzese, il quale, per
la ferma abitazione et affezione che e' portò alla città d'Arezzo, si può dire
se la eleggesse per patria, che da tutti fussi reputato e chiamato aretino. E
veramente de' benefizii che si cavano della virtù è uno, che sia pure di che
strana e lontana regione o barbara et incognita nazione quale uomo si
voglia, pure che egli abbia lo animo ornato di virtù e con le mani faccia
alcuno esercizio ingegnoso, nello apparir nuovo in ogni città dove e'
camina, mostrando il valor suo, tanta forza ha l'opera virtuosa che di lingua
in lingua in poco spazio gli fa nome e le qualità di lui diventano
pregiatissime et onoratissime.
E spesso avviene a infiniti, che di lontano hanno lasciato le patrie loro, nel
dare d'intoppo in nazioni che siano amiche delle virtù e de' forestieri per
buono uso di costumi, trovarsi accarezzati e riconosciuti sì fattamente, ch'e'
si scordano il loro nido natìo et un altro nuovo s'eleggono per ultimo
riposo; come per ultimo suo nido elesse Arezzo, Guglielmo, il quale nella
sua giovanezza attese in Francia all'arte del disegno et insieme con quello
diede opera alle finestre di vetro, nelle quali faceva figure di colorito non
meno unite che se elle fossero d'una vaghissima et unitissima pittura a
olio.
Costui ne' suoi paesi, persuaso da' prieghi d'alcuni amici suoi, si ritrovò alla
morte d'un loro inimico, per la qual cosa fu sforzato nella Religione di San
Domenico in Francia pigliare l'abito di frate, per essere libero dalla corte e
da la giustizia. E se bene egli dimorò nella religione, non però mai
abbandonò gli studi dell'arte, anzi continuando gli condusse ad ottima
perfezzione. Fu per ordine di papa Giulio II dato commissione a Bramante
da Urbino di far fare in palazzo molte finestre di vetro, perché nel
domandare che egli fece de' più eccellenti, fra gli altri, che di tal mestiero
lavoravano, gli fu dato notizia d'alcuni che facevano in Francia cose
maravigliose, e ne vide il saggio per lo ambasciator francese che negoziava
allora appresso Sua Santità, il quale aveva in un telaro, per finestra dello
studio, una figura lavorata in un pezzo di vetro bianco con infinito numero
di colori sopra il vetro lavorati a fuoco; onde per ordine di Bramante fu
scritto in Francia che venissero a Roma, offerendogli buone provisioni.
Laonde maestro Claudio Franzese, capo di questa arte, avuto tal nuova,