Page 704 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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commesse di pezzi di vetri, il che pareva et è veramente, a chi non ha
questa pratica e destrezza, difficilissimo. Disegnò costui le sue pitture per
le finestre con tanto buon modo et ordine, che le commettiture de' piombi
e de' ferri che attraversano in certi luoghi l'accomodarono di maniera nelle
congiunture delle figure e nelle pieghe de' panni, che non si conoscano,
anzi davano tanta grazia che più non arebbe fatto il pennello e così seppe
fare della necessità virtù.
Adoprava Guglielmo solamente di due sorti colori per ombrare que' vetri
che voleva reggessino al fuoco: l'uno fu scaglia di ferro e l'altro scaglia di
rame. Quella di ferro nera gl'ombrava i panni, i capelli et i casamenti, e
l'altra, cioè quella di rame, che fa tané, le carnagioni. Si serviva anco assai
d'una pietra dura, che viene di Fiandra e di Francia, che oggi si chiama
lapis amotica, che è di colore rosso e serve molto per brunire l'oro; e pesta
prima in un mortaio di bronzo e poi con un macinello di ferro sopra una
piastra di rame o d'ottone e temperata a gomma, in sul vetro fa
divinamente. Non aveva Guglielmo, quando prima arivò a Roma, se bene
era pratico nell'altre cose, molto disegno, ma conosciuto il bisogno, se
bene era in là con gl'anni, si diede a disegnare e studiare, e così a poco a
poco le migliorò, quanto si vide poi nelle finestre che fece nel palazzo del
detto cardinale in Cortona et in quell'altro di fuori et in un occhio, che è
nella detta pieve sopra la facciata dinanzi a man ritta entrando in chiesa,
dove è l'arme di papa Leone X, e parimente in due finestre piccole che
sono nella Compagnia del Gesù; in una delle quali è un Cristo e nell'altra
un Santo Onofrio, le quali opere sono assai differenti e molto migliori delle
prime. Dimorando dunque, come si è detto, costui in Cortona, morì in
Arezzo Fabiano di Stagio Sassoli aretino, stato bonissimo maestro di fare
finestre grande. Onde avendo gl'Operai del vescovado allogato tre finestre,
che sono nella cappella principale di venti braccia l'una, a Stagio figliuolo
del detto Fabiano et a Domenico Pecori pittore, quando furono finite e
poste ai luoghi loro, non molto sodisfecero agl'Aretini, ancora che fossero
assai buone e più tosto lodevoli che no. Ora avvenne che, andando in quel
tempo Messer Lodovico Bellichini, medico eccellente e de' primi che
governasse la città d'Arezzo, a medicare in Cortona la madre del detto
cardinale, egli si dimesticò assai col detto Guglielmo, col quale, quando
tempo gl'avanzava, ragionava molto volentieri e Guglielmo parimente, che
allora si chiamava il priore, per avere di que' giorni avuto il beneficio d'una
prioria, pose affezzione al detto medico; il quale un giorno domandò
Guglielmo se con buona grazia del cardinale anderebbe a fare in Arezzo
alcune finestre; et avendogli promesso, con licenza e buona grazia del
cardinale, là si condusse. Stagio dunque, del quale si è ragionato di sopra,
avendo divisa la compagnia con Domenico, raccettò in casa sua Guglielmo;